Nel corso di questa (per molti versi, infausta) legislatura, ho maturato la convinzione che ci si debba attenere sempre alla regola delle 48 ore. Una regola che consiste nel leggere (e scrivere e giudicare) dopo una breve sospensione.

Prima di commentare, attendere un po’, insomma. Non solo per valutare o riflettere sulle cose, ma per dare alle cose il nome corretto.

Prendete il caso del disegno di legge sulle province: tutti i giornali che hanno titolato parlando di abolizione, oggi lo chiamano, più modestamente, riordino. E forse, passate poche ore, si sono convinti che togliere gli stipendi agli amministratori non è poi un’idea così geniale. Come non lo è abolire (volevo dire, riordinare) le province prima della riforma costituzionale, che nel frattempo è già oggetto di grandi dibattiti, soprattutto da parte di chi non sembra averla letta e meditata più di tanto.

Nel Paese dell’emergenza, della fretta, dei precipitosi davanti al precipizio, aspettare qualche ora, in alcuni casi qualche giorno, può essere salutare.

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