Il direttore de l'Unità dice che dopo sabato dobbiamo essere in imbarazzo per quello che è successo, tutti quanti. Io penso che dobbiamo essere in imbarazzo per quello che è successo negli ultimi sei mesi e – sinceramente – non mi adeguo alla lettura per cui sono tutti responsabili. L'unica cosa di cui mi sento responsabile è di avere ripetuto le stesse cose: che le regole non andavano cambiate, che il Congresso lo avremmo dovuto fare subito dopo le dimissioni di Bersani (a proposito, perché si è dimesso solo lui, di fatto?) e che al governo avremmo incontrato parecchi problemi, soprattutto se avessimo voluto (come abbiamo purtroppo fatto) politicizzare troppo questo governo, che è diventato un governo di semi-legislatura senza che nessuno ne avesse discusso.

Ecco, mi assumo la responsabilità di avere detto queste cose. E mi sorprende che nel Pd si adotti lo slogan proto-grillino del «siamo tutti uguali». Certo che lo siamo, ci mancherebbe, solo che diciamo cose molto diverse. E molto diversamente ci comportiamo. Dare la stessa responsabilità a tutti, è una scemenza.

Pretendere ora un patto tra i candidati fa sorridere: sono quattro mesi che i candidati chiedono il Congresso. A fine luglio abbiamo fatto di tutto per far finta che quei candidati non ci fossero, in direzione nazionale, e non dicessero la stessa cosa. E d'altra parte, qualcuno – come Franceschini, che è uno che conta – disse che il Congresso doveva essere riservato solo agli iscritti. Per dire.

Perciò, mettendomi alle spalle queste polemiche inverosimili e con il sorriso che avevo alla fine del mio intervento di sabato, prima che ci incartassimo, sarò a Casatenovo (Lc) questa sera alle 21, con i miei colleghi deputati del collegio Veronica Tentori e Gian Mario Fragomeli, introdotti da Massimo Rebotti del Corriere della Sera. Mercoledì alle 21 sarò a Viterbo, venerdì alla stessa ora a Fumane (Vr), sabato sera a Desio (Mb), con la mitica Lucrezia Ricchiuti.

Dall'inizio di ottobre partirà la campagna elettorale vera e propria, che muoverà dal Sud. E non saremo Mille, no, saremo molto di più.

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