Ieri in piazza a Genova, tra i candidati della lista civica che accompagna Luca Pastorino, ho conosciuto Caterina Ansaldi, genovese, 39 anni. Commerciante, opera nel pieno centro della città vecchia, tra i caruggi recuperati negli ultimi anni grazie anche alla mobilitazione dei comitati sul territorio che hanno rilanciato il quartiere con iniziative, lotte in questura per aumentare i controlli, denunce dell’abusivismo.

Il 4 novembre 2011, giorno della tragica alluvione, il suo impegno civico conosce un passaggio fondamentale.

«Era sera, stavo parlando con un amico che aveva perso tutta la merce, i macchinari del suo negozio ed aveva subito danni ingenti alla sua attività. Vedere negli occhi di quella persona tutto il dolore e lo smarrimento mi fece capire che non potevo rimanere a guardare le persone, i commercianti del mio quartiere (Marassi) chiudere le loro saracinesche poiché non avevano speranza di poter ricevere in tempi brevi liquidità per rimettersi in piedi. Subito ho pensato ai miei figli, me, alla mia attività, e a come avrei potuto fare se mi fossi trovata nella stessa situazione». 

Caterina ha promosso  Non c’è fango che tenga. «All’inizio mi avevano sconsigliato di farlo, le solite frasi: ma chi te lo fa fare, hai idea di cosa stai facendo, e così via… ma no. I politici si rimbalzavano le responsabilità. I commercianti erano a terra, gli Angeli del fango spalavano. In quel momento ai cittadini non interessavano le colpe. Bisognava rialzarsi e ci tenevamo per mano. Così nel giro di 4 giorni c’erano 20.000 magliette pronte. Grazie alla solidarietà di un’intera città e centinaia di volontari disposti a distribuirle nelle strade, presto le magliette diventarono 38.000».

Nel 2014 quando pensavamo che non potesse, non dovesse, più accadere è successo nuovamente. Così è stato rimesso in piedi lo staff organizzativo e ampliato la zona di aiuto. “I genovesi non si arrendono” era il nuovo motto.

I numeri totali delle due campagne di raccolta sono stati incredibili: oltre 70.000 magliette vendute, 940.000 € raccolti, oltre 400 volontari in giro per la città e migliaia di contatti tramite facebook e email da tutta Italia, e quasi 300 aziende concretamente aiutate. Una città intera si è mobilitata per darci una mano in entrambe le occasioni.

Oggi l’alluvione ha travolto di nuovo la politica e i lavori per rendere Genova più sicura rischiano di fermarsi non appena saranno spente le luci della campagna elettorale. Caterina dice di voler dare il suo contributo per sostenere dall’interno le ragioni e i diritti di chi chiede una politica più attenta ai cittadini, più trasparente e responsabile nella gestione del denaro pubblico e più efficiente nella soluzione dei problemi.

Non deve più succedere che i privati si debbano sostituire alle istituzioni per aiutare i loro concittadini per ben due volte, conclude. E allora Caterina propone di uscire dal fango, che a Genova non è mai solo una metafora, tutti insieme.

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