Noto che alcuni commentatori (intendo anche molti giornalisti, non solo chi scrive su questo blog, spesso senza firmarsi…) sostengono che la querelle intorno alle liste sia da ritenere un problema burocratico. Lo scrivo e lo ripeto per l'ultima volta: il problema delle liste Formigoni e Polverini non è burocratico, ma politico. Se non vi fidate di me, leggete questa opportuna ricostruzione della Stampa. Sono loro ad avere fatto pasticci con le liste e sono, tutt'al più, i loro elettori a doversela prendere con i loro dirigenti. Non sono arrivati tardi per problemi burocratici, perché fin dal giorno prima, una grande forza politica come la loro, avrebbe potuto presentarsi, come hanno fatto tutti gli altri, verificare la regolarità delle firme, chiarire e spiegare. Il mezzogiorno famoso arrivava al termine di quel percorso, non all'inizio. I problemi che si sono manifestati, invece, sono problemi politici. Clamorosi. A Roma, telefonate di questo e di quel leader per avere un posto al sole o una diversa graduatoria del listino. A Milano, la posizione dell'igienista (absit iniuria verbis), il leghista da recuperare, l'amico di Bondi, il geometra, i difficili equilibri. Ecco i motivi del ritardo, perfettamente in linea con una certa cultura politica, per cui chissene delle scadenze e delle regole. Siamo maggioritari, no? Noi ci presentiamo, anche senza presentarci, tanto qualcuno poi interverrà per stabilire che senza presentarci, noi ci presentiamo. Chiaro?

  •  
  •  
  •  
  •  

Commenti

commenti