Confermo il senso del post di qualche ora fa. L'unica modifica è, se è possibile, peggiorativa, come si evince dalla lettura del decreto 'interpretativo' (sì, ciao):

In sostanza si prevede che nel valutare i termini di presentazione delle liste ci si basi anche sul fatto che con qualsiasi mezzo si possa dimostrare di essere stati presenti nel luogo di consegna nei termini stabiliti dalla legge. Il secondo punto prevede che la documentazione possa essere verificata anche in un secondo momento, per la parte che attiene ai timbri e alle vidimazioni. Il terzo punto prevede che possano ricorrere al Tar le liste non ammesse, mentre per le liste ammesse sulle quali è stato fatto ricorso ci si può rivolgere al Tar solo dopo il voto. Il quarto punto precisa che queste norme si applicano alle prossime elezioni. I primi due punti dovrebbero permettere di aggirare le irregolarità per la lista Pdl nel Lazio e per quella Formigoni in Lombardia.

Tutto è fatto pensando a quanto il Tar dovrà stabilire domattina, così da «aiutarlo» (il ministro dell'Interno si è espresso così) nell'interpretazione più favorevole possibile alle due liste di B del Lazio e della Lombardia. Ecco i motivi dell'urgenza, da parte di B e dei suoi. Con queste precisazioni, che non intervengono sui fondamenti della legge elettorale, ma modificano in modo significativo le regole e sono platealmente rivolte non solo a persone specifiche, ma a casi (luoghi e tempi) che lo sono ancora di più, tutto si potrà sistemare, anche se rimane la possibilità che tutto possa essere impugnato anche dopo il voto. Nel frattempo, provvisoriamente, torneranno in gioco Formigoni e la sua coalizione e il Pdl a Roma, a sostegno di Renata Polverini. E, ne siamo certi, canteranno vittoria:

Il primo comma consentirebbe infatti di presentare le liste a Roma il primo giorno non festivo, vale a dire lunedi' dalle 8 alle 16, mentre gli altri riguarderebbero la Lombardia trovando una soluzione anche in quel caso, intervenendo sui timbri.

Una noticina: la questione dei timbri e delle vidimazioni mi pareva essere presa già in considerazione dalla Corte d'Appello in occasione del riesame chiesto da Formigoni che aveva riammesso alcune firme, bocciandone altre (e molte di più). Il Tar, opportunamente «aiutato» da questo decreto, è molto probabile che domani dia la sospensiva (qualcuno dice che potrebbe esprimersi anche nel merito: vedremo), dando la possibilità a Formigoni di correre. Anche perché nel testo del decreto, si dice anche che, per quanto riguarda la verifica delle liste, la veridicità delle firme e la loro regolarità nell’autenticazione non sono invalidate dalla presenza di irregolarità (definite solo formali!), anche relativamente alla qualifica, alla data e al luogo. A me pare, in ogni caso, che per l’autenticità di una firma siano sostanziali il momento e il luogo in cui è stata apposta e la qualifica di chi l’ha verificata.

Due considerazioni finali. La prima, di ordine 'tecnico': è un decreto irresponsabile, perché non evita che le questioni da chiarire, i ricorsi e le inadempienze contestate ritornino d'attualità dopo il voto, lasciando di fatto i due candidati in una condizione di provvisorietà che vale soprattutto per Formigoni (anche alla luce di quanto previsto dalla legge 165/2004). La seconda, di ordine 'politico': questa è la quintessenza del berlusconismo e di un modo di concepire la democrazia che B ha ribadito ogni volta che ha potuto. Non vedo perché stupirsi. Spero soltanto che sia definitivamente tramontata l'epoca dei 'collaborativi' all'interno del Pd e che il profilo che Bersani ha mantenuto in queste ore, dopo qualche sbandamento iniziale, ispiri sempre la nostra azione di opposizione. Per il resto, c'è molta amarezza. E sulla firma immediata di Napolitano, vado a dormire.

P.S.: questo blog ringrazia tutti coloro che hanno discusso, appassionatamente, la vicenda Firmigoni in questi giorni, anche da punti di vista diversi e su posizioni non sempre conciliabili. Anche questa è democrazia.

P.S./2: mi scrive Giovanni (anche lui tra l’altro convinto, come me, del fatto che le irregolarità firmigoniane siano «sostanziali» e non solo «formali») aggiungendo una nota ancora più inquietante: «se vincono la Bonino (probabile) e/o Penati (molto improbabile), B sarebbe capace di non convertire il decreto e chiedere, attraverso lo scherma d’un qualunque cittadino elettore, l’annullamento delle elezioni (falsato inevitabilmente dalla partecipazione delle liste del Pdl, ammesse sulla scorta del decreto per ipotesi non convertito). Certo, saremmo alle comiche finali, anzi al dramma. Ma questi, come visto, sono capaci di tutto».

P.S./3: su molti profili di Facebook, presidio di democrazia in questo disastrato Paese, appare la seguente nota: «la legge 400 del 23 agosto 1988 dice, all’articolo 15, che “il governo non può, mediante decreto legge, […] provvedere nelle materie indicate nell’articolo 72, quarto comma, della Costituzione”». E tra le materie indicate, c’è (ovviamente) la materia elettorale.

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