Il lavoro del consigliere regionale non sarebbe particolarmente ambito, se non fosse per lo stipendio. Un anonimo commentatore mi scrive:

I furbetti dell’aumentino. Alla faccia della crisi. Con un cavillo nella Finanziaria regionale, i consiglieri del Friuli Venezia Giulia si sono concessi un regalino. Si sono aumentati i rimborsi per le spese di auto e vitto, con un incremento che va da 175 a 580 euro in più al mese. In pratica, un omaggio anche di 8700 euro l’anno per migliorare il loro tenore di vita. Si stima che alla fine per i 59 consiglieri regionali l’esborso supplettivo sarà sicuramente superiore ai 120mila di euro, forse vicino ai 200mila. E – nonostante non siano in cima alle classifiche della casta local – i parlamentari del Fvg hanno già stipendi significativi: in busta paga finiscono circa 8000 euro netti di stipendio, più altre indennità variabili. Per il rimborso auto finora c’erano contributi variabili a seconda della distanza dalla sede del Consiglio: 443 euro mensili per i triestini, 2704 per chi viene da Pordenone. Ma nel 2010 dovranno lavorare anche di venerdì, ed ecco l’aumentino per compensare il giorno in più di riunione. Di fronte alle critiche, maggioranza di centrodestra e Pd hanno fatto quadrato e hanno difeso la decisione di potenziare il benefit. Solo il governatore Renzo Tondo si è dissociato chiedendo un taglio dei costi della politica. E si è beccato bordate feroci dai suoi alleati leghisti guidati da Federico Razzini: «Il governatore dia il buon esempio e passi ai fatti, visto che dispone di auto blu con due autisti, stuoli i personale e portaborse, ricchi fondi spese di rappresentanza». Insomma, chi è senza peccato scenda dall’auto blu.

Faccio una proposta: dimezziamo gli stipendi dei consiglieri regionali. Lo facciamo per passione, no? E allora lasciamo perdere tutti questi regali, del tutto inutili. E mettiamoci a lavorare.

P.S.: in questa legislatura, ci siamo battuti quantomeno per evitare gli aumenti automatici, rinunciare a copiosi ‘conguagli’ e congelare lo stipendio. Poca cosa, direte voi, però ‘qualcosa’.

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