È molto presto, Vassalotti si sveglia in un bagno di sudore. Ha avuto un incubo: una storia strana in cui alla fine lo tradivano tutti. Un sogno “politico”. E però lui tipo sindrome di Stoccolma era appassionato proprio dal tradimento. «Come gli elettori del Pd!», ride per farsi passare l’inquietudine. Ormai Vassalotti sogna da politologo. Questa indagine su Possibile l’ha profondamente cambiato. Tradisce anche lui, una qualche emozione.

E però tutta questa retorica della coerenza che questi sbandierano è fasulla. «Meglio il tradimento», ragiona mentre prepara la moka. «Meno male che sto preparando un caffè e non una minestra riscaldata…», chiosa l’ispettore, pensando all’andazzo, tra governo e Parlamento. E alle nomine dei soliti, quelli di prima che sono anche quelli di dopo. Sempre allo stesso punto.

Vassalotti era certo che con la nuova ondata del partito già di Zingaretti le adesioni a Possibile sarebbero crollate e invece è tutto un aprire di comitati – gli ultimi in Brianza e a Venezia, dove Possibile non esisteva più -, di nuove tessere (70% del totale), di iscrizioni alla scuola di politica. Dopo Civati (noioso!), arriva Serafin, con una lezione strepitosa, legge nelle chat a cui ha accesso, essendosi introdotto nottetempo nel partito.

«Traditori!!!», scherza Vassalotti, cantando sotto la doccia. Nonostante tutto, è felice. Come la sinistra non è più stata.

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