Phascolarctos cinereus è il nome scientifico del koala. Il sostantivo fa riferimento al marsupio e alla coda. L’aggettivo fa riferimento al colore. E c’è a questo proposito un’annotazione che vorrei aggiungere.

Il L’assemblea degli animali – Filelfo, Einaudi, che la sera leggiamo con Nina è dedicato a Ash, che significa cenere, il primo koalino nato dopo gli incendi che hanno devastato l’Australia fin dal 2019 per concludersi nel giugno di quest’anno.

(L’assemblea degli animali è il primo de #ilibrideglialtri con cui affrontiamo lo #Jólabókaflóð e ve lo consiglio caldamente).

A Nina e a me i koala sono particolarmente simpatici. E nel libro di Filelfo al koala è affidato un monologo-comizio di grande impatto, che divide l’assemblea degli animali.

Il koala ha due pollici negli arti superiori e ridendo con Nina ci siamo detti che sarebbero molto comodi anche per leggere il libro che teniamo in mano. Se le pagine fossero di eucalipto durerebbero pochissimo, in effetti.

Lei è rimasta molto colpita dalle immagini australiane, a cominciare da quella che diventata celebre, della borraccia passata da un ciclista al piccolo koala perché si potesse abbeverare. E ogni sera ci inventiamo una storia di koala. A volte anche al risveglio, ma dovete sapere che i koala sono dormiglioni ostinatissimi.

È un bel simbolo, il koala, lo trovate in un bel libro, e il titolo di questo post è un imperativo categorico. Perché quella cenere ci riguarda molto da vicino.

P.S.: per tutte queste ragioni, non sarebbe nemmeno male immaginarlo come logo di People. Ci penseremo.

P.S./2: purtroppo i gadget sono di plastica. Ma valga comunque come memento e a portafortuna.

  •  
  •  
  •  
  •  

Commenti

commenti