Il Nuovo Cinema Palazzo è stato sgomberato qualche giorno fa, in scandalosa concomitanza con l’intervento delle forze dell’ordine in uno stabile occupato abusivamente dai fascisti.

È dal 2011 che è sede di attività di ogni tipo, in mezzo al quartiere San Lorenzo. Al suo centro, potremmo dire.

L’attuale sindaca in campagna elettorale era “passata” a incensarne il modello, promettendo di risolvere il problema dell’occupazione nel migliore e più legale dei modi.

Dopo anni, ecco lo sgombero. Inizialmente la sindaca, nella sua leggerezza (non) calviniana, l’ha rivendicato, poi ha fatto un mezzo passo indietro, e ha parlato dell’apertura di un «tavolo» (tutti questi tavoli, sembra di stare in Brianza) per affrontare la questione.

Le ragazze e i ragazzi in assemblea permanente sono fiduciosi che una soluzione si possa trovare. E lo sperano gli abitanti del quartiere. E lo spero anche io, per quello che vale.

Però il Nuovo Cinema Palazzo non è solo importante per ciò che è, ma per ciò che rappresenta.

Abbiamo città dove sono spariti gli spazi culturali – non rendono! -, dove il mutualismo è stato abbandonato come un ferro vecchio, dove la sicurezza passa solo dalle ronde e dalle sirene (vero Salvini, vero Minniti, vero tutti?) e non dalla presenza sociale (anzi, dalla sicurezza sociale, perché si chiama così, chiaro?).

Tutti a stracciarsi le vesti – finte pure quelle – per la cultura, per la promozione “dal basso”, per il sostegno di chi continua a provarci, senza soldi, strumenti, sostegno alcuno.

Tutti a lamentarsi in una eterna giaculatoria della mancanza di spazi per i piccoli, per i fragili, per gli asili nido, per le mense di chi non ha da mangiare, per i laboratori dove dare ai nostri figli la possibilità di esprimersi compiutamente. Bravi. Applausi. A scena aperta, anzi sgomberata.

Guardate cosa succede ai lavoratori dello spettacolo, come andiamo ripetendo da mesi con Andrea Pennacchi, Massimiliano Loizzi, seguendo l’attivismo dell’associazione Unita. Niente, succede. Promesse, luoghi comuni («trovatevi un lavoro»), progetti commerciali affidati a privati perché della Rai non si sa più nemmeno che cosa fare.

E, in un periodo così, proprio in queste settimane dolorose, si sgombera il NCP. E mille altri posti.

È ora di finirla, siete solo degli stronzi che parlano a vanvera, che non trovano mai soluzioni amministrative degne di questo nome, che della cultura parlano, parafrasando Flaiano, non avendone.

Dei poveri politicanti senza un perché, né un come.

Prendete il Nuovo Cinema Palazzo, concordate delle regole di gestione, definite gli scopi sociali, fatelo vivere perché vi do una notizia: vive già.

Tutto il resto è il rumore della burocrazia fine a se stessa, del parlarsi addosso, del rivendicare un poterucolo che non serve a niente e quando serve peggiora solo le cose.

Questa è politica. Fatevi un giro in piazza dei Sanniti. E ritrovate voi stessi.

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