I pennarelli appassionano l’Italia, all’insegna di misure tardive, parziali, non risolutive, basate su provvedimenti che spesso confondono e che falsano la percezione del problema.

Mi giunge proprio ora il messaggio di un imprenditore lombardo che denuncia come il ricorso allo smartworking sia di molto inferiore a ciò che accadeva in primavera.

Il tracciamento è impazzito o non è nemmeno iniziato. Più di duecento sistemi diversi, come ha scritto Marco Vassalotti. Nessuna gestione dei dati. Nessuna valutazione dei provvedimenti. Si procede per congetture e soprattutto confutazioni, di cui non si tiene alcun conto. La tanto annunciata svolta tecnologica è fallita completamente. L’altro giorno in tv una parlamentare di maggioranza dava la colpa alle opposizioni. A tanto siamo arrivati.

E l’elenco di bizzarrie, anche senza citare libri inopportunamente pubblicati e precipitosamente ritirati, commissari calabresi, pendoli non di Foucault che guarirebbero magicamente, prosegue, come se non fosse già un disastro così.

Pessime notizie giungono anche dal Recovery Fund: nelle intenzioni di chi deve gestirlo per l’Italia, guarda un po’, sparisce il clima, come documentato da Francesca Druetti. Siate tutti maledetti.

Nel frattempo, vale la pena di tornare a ricordare che esiste un’altra tavolozza. Perché il problema non è soltanto geografico, o “di categoria”, ma sociale. E varrebbe la pena di rispolverare il concetto di classe, vista la situazione, dal momento che ci sono quelli dorati, aurei proprio, che ci stanno addirittura guadagnando, quelli argentei a cui tutto sommato cambia poco, e quelli bronzei, che invece sprofondano.

Con Davide Serafin abbiamo deciso di mettere in ordine tutto ciò che in questi anni abbiamo scritto sull’argomento, tra progressività, patrimoniale, successione, evasione e elusione internazionale, in un’unica soluzione e in un’unica pubblicazione.

Trattandosi di progressività il lavoro è in progress, e chi vuole contribuire, a qualsiasi titolo, può farlo scrivendo alla email che conoscete (civati gmail com).

Perché il Titanic affonda e festeggiare di trovarsi sul ponte colorato di giallo e nella categoria di passeggeri meno colpiti, non ci aiuta per niente. Spero lo si capisca, perché avremmo dovuto capirlo già.

  •  
  •  
  •  
  •  

Commenti

commenti