Ieri Johannes Bückler ha composto il suo thread dando voce a Ani, il ragazzino ivoriano che è morto nel vano di un carrello di un volo AirFrance, all’inizio di gennaio, nel tentativo di raggiungere l’Europa. A Bückler, come a tutte e tutti noi, lo ha raccontato Chiara Alessi, che ad Abidjan ha incontrato la famiglia del ragazzino.

Mi permetto di riportarlo qui, nella speranza che questa storia esca da Twitter, perché il corpo di Ani sia restituito alla sua famiglia e gli sia data degna sepoltura.

«Dove mi trovo? Non ne ho la più pallida idea. Ho tanto freddo e l’unica cosa che desidero è tornare a casa dai miei, dal mio papà, dalla mia mamma e dai miei fratelli. Per avere ancora un bacio da loro. Un ultimo bacio.

Mi avete conosciuto l’8 gennaio 2020, quando Air France ha confermato che “il corpo senza vita di un clandestino” è stato scoperto nel pozzo del carrello di atterraggio di un Boeing 777 che collegava Abidjan (ABJ) a Parigi-Charles de Gaulle.

Di chi era il corpo di quel clandestino senza vita? Il mio. Almeno così dicono. So che voi mi chiamate semplicemente Ani. Mi piace. Ma il mio nome completo è Prince Ani Guibahi Laurent Barthélemy. 14 anni. Qui sono quello con la camicetta bianca. Con i miei fratelli e mia sorella.

E qui termina il racconto in prima persona. Perché dopo quel 25 gennaio e l’assicurazione che il corpo di Ani sarebbe tornato a casa, i genitori non hanno avuto più notizie di lui. Nessuno sa dov’è il suo corpo e quando potrà tornare a casa.

Quel poco che sappiamo lo dobbiamo alla saggista @chiaralessi. Che ha preso un aereo ed è andata a trovare i genitori. Per capire, e soprattutto per avere una risposta alla domanda: dov’è ora Ani?.
E grazie a lei se oggi Ani non è già stato dimenticato.

Era una mattina come tante altre quel martedì 7 gennaio 2020. La solita mattina. Almeno così doveva essere. Ani abitava a 30 chilometri dall’aeroporto di Abidjan. Un labirinto di case diroccate e in rovina, con circa 200.000 residenti.

Ani era nato a Yopougon il 5 febbraio del 2005 e frequentava regolarmente la scuola. Come quella mattina. Zainetto in spalla, un saluto, e via. Quattro chilometri da fare ogni giorno.

Ma lui a scuola non ci è mai arrivato. E mano a mano che il tempo passava le prime preoccupazioni. “Guarda che non è tornato!” “Magari si è fermato a giocare coi suoi amici poi torna”.

Allora hanno aspettato, 18, 19, 20 e lui non tornava. “Allora mio fratello è andato a scuola. Tutti i suoi amici erano già venuti via. La scuola è lontana 5.000 franchi di taxi avanti e ritorno, circa 4 km. E lui un aeroporto non l’aveva mai visto”.

Allora chiedono se c’è stato qualche incidente da qualche parte. Alle 21 cominciano a chiedere ai posti di polizia. La Polizia dice “No, non c è stato nessun incidente”. Quella notte nessuno ha dormito. Il cuore traballava. Il giorno dopo a distribuire volantini.

Nessuna notizia fino a giovedì quando il Comandante dell’Aeroporto ha chiamato il numero che ha visto sul volantino e ha chiesto: ” Siete voi…? ” Si, sono io”. “Dovete venire qui”.

Mio fratello è andato là e quando è arrivato loro avevano lo zaino di Ani. “Riconoscete questo?”, dice il Comandante, “Si questo è lo zaino di mio figlio”. “Ok, bisogna aprirlo”. Una volta aperto “Si, questi sono i vestiti di mio figlio”.

Quello che è successo lo possiamo solo immaginare. Ani ha scavalcato le recinzioni intorno all’aeroporto Abidjan riuscendo ad entrare nel vano carrello del un Boeing 777 diretto a Parigi. Dove è stato ritrovato ore dopo. Non sappiamo però come sia arrivato all’aeroporto.

E oggi molte altre domande aspettano una risposta. Per esempio.
Perché, dopo aver scoperto che lo zaino era di Ani, non hanno fatto salire la famiglia sul primo volo per Parigi per effettuare il riconoscimento del corpo?

Perché i funzionari del governo ivoriano sollecitano alla famiglia una firma sul documento che attesti l’avvenuto decesso di Ani? Con che pretesa, visto che i genitori non hanno più visto Ani da quella mattina del 7 gennaio quando è andato a scuola?

Io non voglio raccontare un domani l’ennesima storia dimenticata.
E non ci basta sapere che il governo francese si attiverà per dare delle risposte. Noi vogliamo sapere “ora” dove si trova Ani. Quindi. “Président Macron, où est ANI ?” @EmmanuelMacron».

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