Come anticipato qualche giorno fa, Jonathan Safran Foer ha scritto un – altro – grande libro. Il titolo è Possiamo salvare il mondo, prima di cena. Perché il clima siamo noi. L’editore è Guanda. Fresco di stampa.

Geniale l’idea di non parlare del vero argomento da affrontare per contrastare i cambiamenti climatici per 75 pagine: si tratta, come sa chi conosce Safran Foer, dell’allevamento intensivo di animali per una popolazione che mangia troppa carne. E quindi produce con il proprio comportamento montagne anidride carbonica, metano e protossido di azoto.

(Del metano, vera minaccia, tra qualche mese parleranno tutti, segnatevelo).

Una questione largamente rimossa dal dibattito pubblico, che sarà invece decisiva se vorremo salvare il pianeta e quindi noi stessi.

Safran Foer ragiona sui limiti della narrazione sul clima, sugli sforzi collettivi di cui abbiamo bisogno – e di cui anche la storia recente ha dato grandi esempi, sui ritardi e gli abomini della destra e le timidezze e le ipocrisie della sinistra, sul pericolo e, a volte, il desiderio suicidario che la popolazione mondiale sembra correre o paradossalmente augurarsi.

È un libro dedicato non tanto a chi nega, quanto a chi sa e auspica un cambiamento: a loro, a noi Safran Foer si rivolge, perché non ci affidiamo solo alle parole, ma iniziamo dalle bistecche e dagli hamburger. Mangiarne meno, la metà, un terzo di quanto non facciamo ora, potrebbe salvare animali e uomini. Che animali sono, in via di estinzione, secondo tutti i dati di cui siamo a conoscenza. Da quarant’anni e passa.

Iniziamo subito con la dieta Safran Foer?

#ilibrideglialtri

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