Riccardo Staglianò ha intervistato per il Venerdì di Repubblica Jonathan Safran Foer – di cui parlavamo giorni fa – in vista dell’uscita del suo libro, Possiamo salvare il mondo, prima di cena. Perché il clima siamo noi, Guanda (il libro uscirà tra una settimana).

Foer ritorna sul tema del suo libro Se niente importa e dice cose molto interessanti sul clima e su ciò che dobbiamo fare ora se vogliamo salvare il pianeta.

«In pochi altri settori più che sul climate change, che io preferisco chiamare “crisi del pianeta”, questa confusione tra sentimenti e azioni è pericolosa. Non basta scrivere “Dobbiamo fare qualcosa” su una maglietta. C’è un incendio da spegnere, è ozioso dire che vogliamo spegnerlo mentre in realtà continuiamo a buttarci legna sopra».

È decisivo il modo con cui questa storia – che poi è la fine della storia – è raccontata:

«Non è una buona storia, è astratta. Procede in maniera incrementale: che suspense c’è nella calotta artica che si scioglie? È letteralmente la cosa più noiosa del mondo. E tende alla ripetitività: quante volte, ormai, abbiamo sentito ripetere “le peggiori inondazioni degli ultimi cento anni?”. Ogni anno. E senza una buona storia non convinci nessuno. Era vero 5.000 anni fa e resta vero oggi. Bisogna reinventare il modo in cui lo raccontiamo. Per alcuni saranno manifesti, film, racconti basati sui fatti o sulle emozioni: qualsiasi cosa, basta che funzioni. Dovremo tentare gli uni e gli altri, perché il tempo stringe e “o questo o quello” non possiamo più permettercelo».

Non c’è solo l’anidride carbonica. Tra poco tutti parleremo del metano, ad esempio. E di una situazione che sta peggiorando molto più velocemente di quanto non presagissero i più pessimisti.

«A partire dalla locandina, con ciminiere e orsi polari, il film [Una scomoda verità] ha scommesso sulla metafora dell’industria e non su quella della fattoria. Senza niente togliere all’anidride carbonica, il metano ha un “potenziale di riscaldamento globale” (Gwp) 34 volte maggiore. Ordinandoli in scala, la CO2 sarebbe sottile come una coperta e il metano alto come il cestista LeBron James. E il protossido di azoto, 310 volte maggiore, un’altezza tale che saltando giù vi sfracellereste. E siccome il tempo è limitato e si debbono fare delle scelte, se foste sull’orlo della bancarotta tagliereste sull’abbonamento al giornale da 100 dollari o sulla seconda auto da 5.000? Gli obiettivi di Parigi puntano a un’impronta da 2,3 tonnellate di CO2 per cittadino globale. Oggi è di circa 4,3 tonnellate, che potrebbero essere dimezzate non mangiando carne né a colazione né a pranzo».

Eppure si può fare qualcosa, subito. E tocca anche a noi, ciascuno di noi, di persona, personalmente. Una grande strategia collettiva non si può che coniugare con comportamenti personali che abbiano una loro coerenza con il disegno generale. Altrimenti sarà tutto perduto. Tutto, eh.

#ilibrideglialtri

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