E mentre prosegue la buriana, che «da casa» assume connotati mostruosi, viene voglia di qualcosa di diverso.

Qualcosa che abbia le donne alla guida, che tutto questo testosterone ha dato alla testa a quasi tutti. Che dia una soluzione al problema di Paolo Cognetti che voleva qualcuno che si occupasse di cambiamenti climatici e di migrazioni nel modo giusto e che quindi non ha votato nessuno. Che non contrapponga diritti civili e diritti sociali, perché chi lo fa è stolto ed è quasi sempre di destra. Che abbia un europeismo del tipo Schlein: nessun dubbio sull’Europa, un progetto radicale e ‘multinazionale’ (nel senso dei diritti) per cambiarla, con un approccio immediatamente sovranazionale. Che porti in Parlamento persone scelte e selezionate sulla base di un percorso di democrazia e della competenza, come non si è fatto mai, con il metodo Schwarz. Che sia antifascista. Punto.

Esattamente il contrario di ciò che abbiamo visto il 4 marzo.

Qualcosa che alla flat tax contrapponga la giusta e doverosa progressività. Che affronti l’evasione fiscale senza girarci intorno, a cominciare dalle grandi corporation. Che investa sul futuro, ricerca e conversione ecologica. Che sia libera dai condizionamenti, dalle lobby e anche dal complottismo. Che non cerchi alibi, come stanno facendo tutti quanti. Che torni a parlare di pace e di una cooperazione internazionale completamente ripensata. Che faccia accoglienza senza speculare in nessun modo sulla vita delle persone. Che si batta per una giusta causa e una giusta paga, perché nessun lavoratore sia sfruttato e nessun lavoratore, pur lavorando, sia povero. Che abbatta i muri che ci fanno solo male, anche perché noi ci troviamo dalla parte sbagliata del muro che tanto piace alle destre, che peraltro sono nazionaliste e non si capisce perché un nazionalista austriaco o uno tedesco dovrebbero aiutare il nazionalista italiano. Mah.

Qualcosa che non sia antipolitica, ma in cui la politica – quella attuale – riconosca la propria parzialità, in cui si superino tutti gli schemi all’insegna di valori antichi e di declinazioni contemporanee e capaci di futuro. Che preveda una moralità per cui non si può andare di maio in peggio a ogni dichiarazione, che puntualmente contraddice la precedente. Che sia netta senza essere stronza, forte senza essere aggressiva.

Mi rendo conto che oggi assomigli al «sogno di una cosa», di un’altra cosa, ma bisogna cambiare tutto.

Discutiamo di questo, da cittadine e cittadini. In questa sede e se volete scrivendomi a civati chiocciola gmail punto com.

Così nella campagna balneare, che ci mancava, tra un cocco fresco e una passeggiata in montagna, potremo parlare di qualcosa. Non del nulla mischiato con il niente che abbiamo visto in questi 90 giorni deprimenti.

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