In questi due mesi ridicoli e caricaturali in cui tutto si è mosso perché non si muovesse niente, in una Repubblica gattopardata come sono leopardate le cinture, non bisognerebbe più stare in televisione o in una sala per pochi eletti a dire sempre le stesse cose che vorrebbero essere di sinistra, ma ormai sono state talmente masticate da non significare più niente. Perché lo vedono tutti che dietro quelle parole ormai c’è soltanto qualche destino privato da sistemare.

Sinistra. A furia di ripeterla quella parola è andata sprecata. Come democrazia. Come politica.

Dire cose di sinistra in tv non serve a niente, bisogna fare cose di sinistra e cercare la sinistra nelle cose. Non la Cosa, le cose proprio.

Rem tene, verba sequentur. La sinistra verrà.

A repentaglio, senza indugio

Vogliamo tenerci lontano dal teatrino di queste ore a cui con stupore osserviamo partecipano in tanti. Questi due mesi indicano con chiarezza l’inadeguatezza di chi si proponeva come l’alternativa ed ha finito per ricadere negli stessi tatticismi di che contestava ed allo stesso tempo ha evidenziato che neppure la più brutale delle sconfitte è servita alla sinistra in tutte le sue declinazioni per ripensare se stessa. Da giorni sempre le stesse parole e sempre gli stessi volti, incapaci di avanzare una proposta credibile al Paese e mossi dalla principale motivazione di conservare se stessi.

Noi non aspettiamo, noi ci organizziamo per offrire al Paese una nuova proposta. Italiana e europea.

Perciò iniziamo a costruirla ed a chiedere ai comitati di partire con la campagna, individuando, con metodo democratico e aperto, le figure che possano rappresentarla. Senza attendere altro, senza parlare degli altri, perché tanto siamo ancora alla sera del 4 marzo. All’eterno ritorno dell’uguale – legge elettorale da rifare, davvero? -, alle montagne elettorali che producono topolini sul piano politico-legislativo, a un trasformismo che ormai ha assorbito tutto, anche chi si faceva vanto di starne lontano.

Le proposte dei nostri comitati nazionali sono già state concepite in quella direzione. Ricambio di tutte le figure apicali, apertura a figure di prestigio, un chiaro messaggio perché torni la passione politica.

Avevamo detto che non sarebbe stato un congresso ombelicale e insistiamo perché non sia così. Civati, dimettendosi, ci ha insegnato che Possibile non è un partito personale, a meno di non volere intendere l’espressione in un altro senso: un partito fatto di persone, del loro impegno e della loro competenza, che alle persone si rivolge. Non ai politici, non attraverso politicismi ma – se ci riusciamo – attraverso la politica.

Chiediamo a tutte e tutti di vivere così la stagione congressuale e la fase di elaborazione e partecipazione che non si interromperà. Altrimenti sarà tutto perduto, perché è già tutto perduto.

Un nuovo progetto per il Paese che sia innovativo e concreto, credibile e capace di interpretare i nostri tempi, richiede una nuova classe dirigente disposta a rischiare e metterci la faccia. Come Possibile sappiamo di non bastare a noi stessi ma vogliamo farci promotori di un progetto capace di ridare protagonismo, ruolo e rappresentanza alla parte migliore della società . Senza posizioni prestabilite, senza posti garantiti, senza i trucchi e gli inganni che abbiamo dovuto subire. Perché i principi che ci eravamo dati sono stati traditi e vogliamo tornare sul luogo del delitto per prendere una direzione diversa. E insieme alle persone, le cose da fare e da proporre e gli strumenti per farlo nel migliore dei modi. Uscendo da una stagione che è finita.

Beatrice Brignone
Andrea Maestri

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