Leggendo il libro di Christian Raimo Ho 16 anni e sono fascista. Indagine sui ragazzi e l’estrema destra (Piemme) si capiscono molte cose a proposito del ritorno di organizzazioni fasciste e parafasciste nelle città italiane, soprattutto tra i giovanissimi. E si coglie anche un’urgenza, quella di qualificare l’antifascismo come questione insieme culturale e sociale, che Raimo ritrova nelle parole di Valerio Renzi:

Uno dei problemi è la retorica “antifascista” delle istituzioni, che non risparmia la scuola. Un antifascismo musealizzato, che suona ipocrita per tanti ragazzi di fronte alle ingiustizie sociali che subiscono le nuove generazioni, un antifascismo svuotato di senso offre così un bersaglio facile per l’antagonismo di maniera per le destre radicali, che riescono a presentarsi come il nuovo, come un’alternativa, riuscendo a reimpiegare anche i simboli, i nomi, i miti del neonazismo: basta pensare a come Degrelle viene presentato come la quintessenza dell’avventuriero e dell’uomo di azione. Un collaborazionista che ha scritto un pamphlet intitolato Hitler per mille anni!

Se il fascismo di oggi cerca di non essere nostalgico, come spiega Raimo, non lo deve essere nemmeno l’antifascismo. Anche perché, come sappiamo dalla lezione di Eco (che abbiamo ripreso nel dizionario #Antifa curato da Stefano Catone, prima che fosse recentemente ripubblicata), è una questione attuale, legata a una crisi sociale e a una deriva culturale che ne è diretta conseguenza. Anzi, le due cose si corrispondono e si alimentano perfettamente.

Raimo nella sua indagine è molto convincente, soprattutto nel segnalare che la politica e il circuito mediatico che le sta intorno e ahinoi la qualifica, ha abbandonato il campo, sotto il profilo sia culturale che sociale. Motivo in più per insistere e per resistere a tendenze che questo paese ha già conosciuto e non hanno portato nulla di buono. E che più che sulla nostalgia si fondano proprio sulla perdita di memoria e sulla mancanza di una presenza culturale che sappia qualificarsi politicamente per la propria attenzione alla situazione sociale e alle contraddizioni che attraversano il paese.

Memoria, cultura e solidarietà sono gli antidoti, non certo la retorica.

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