«Come fa a offenderti una famiglia che scappa per difendere quel bambino?», dice Giorgia Meloni, nella sua campagna presepista.

In effetti una famiglia che fugge da una dittatura che vuole condurre qualcosa di simile a una pulizia etnica, per salvare la vita al proprio figlio e dargli un futuro, trasferendosi in un altro paese, accettando di lasciare la propria casa, per stabilirsi in un luogo dove sarà straniera («stranieri in terra d’Egitto», come si suol dire) è veramente qualcosa da accogliere con umanità.

Come tutte le cattività babilonesi, come l’Esodo, come quegli strani personaggi che venivano da Oriente, in tre, guidati solo da una stella, portando con sé chissà quali culture e storie.

Come, passando ad altre storie, la fuga dalla guerra di quel giovane – rimasto vedovo – con il papà sulle spalle e un bambino piccolo da portare per mare, attraverso il Mediterraneo, perdendo il vecchio padre durante il viaggio, affrontando pericoli inimmaginabili, è un’altra storia da considerare.

A meno che il bue non voglia dare del cornuto all’asinello.

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