Il discorso del vostro affezionatissimo al PolitiCamp di Reggio Emilia, oggi, tweet dopo tweet:

Con orgoglio posso dire che in questi anni abbiamo fatto le scelte giuste.

Se prima eravamo in due a dire certe cose, adesso siamo in quattro…

Per la prima volta dopo tanto tempo il dibattito pubblico non è fra le correnti del Pd ma è “fuori”. 

L’ultimo che esce dalla maggioranza deve essere visto come il nostro primo elettore, regola che vale anche per il M5s.

Dobbiamo essere duri con ciò che dice Di Maio su immigrazione e su democrazia interna. Le stelle sono cinque, quelli che decidono sono due.

Il progetto Pd è finito perché ha scelto di avere un capo a cui si deve dire sempre di sì, nonostante i tradimenti di chi nel 2013 aveva scelto il centrosinistra”.

Facciamo tutte le iniziative che vogliamo, ma ci vuole un passo avanti: costruiamo una campagna culturale e un tessuto sociale nel paese. 

Non possiamo continuare a vederci così. 🙂 Facciamo partire da subito questa «scommessa di Reggio».

Non dobbiamo puntare ad avere un voto in più del 3% ma un voto in più degli altri.
 
Quando è partito Corbyn tutti ridevano: abbiamo visto dov’è arrivato. Così è successo anche in Francia, a Macron, anche se ci piace poco.

Non dobbiamo solo ricostruire la sinistra ma anche ricostruire la politica di questo paese.

Il tema dei migranti era l’ultima cosa che differenziava il governo dalla destra, ma con l’«aiutiamoli a casa loro» è caduta pure questa.

Per il resto aveva già fatto tutto il programma di Berlusconi: i licenziamenti, lo sblocca-Italia, le trivelle, la scuola, ecc.

Su quelle posizioni ci sta la destra, il Pd e il M5s. Noi dobbiamo rappresentare quello che manca e i nostri valori.

L’unico modo per cambiare il Pd è non votarlo più, lo diciamo anche a Cuperlo e Emiliano.

Non devono esserci due cantieri diversi e in competizione che perdono tempo a spiegare di essere l’uno un po’ meglio dell’altro.

Mentre ce la prendiamo con gli ultimi, stiamo diventando penultimi: un paese coloniale. Dobbiamo reagire a questo ‘destino’.

Giusta paga e giusta causa. Per un salario minimo legale e dignitoso. Nessuno deve essere sfruttato.

Lavoriamo per la transizione ecologica #primadeldiluvio, per salvare l’umanità (solo?) e per dare lavoro.

Non abbiamo materie prime, siamo esposti al cambiamento climatico: la transizione ecologica è LA politica industriale.

Democrazia è difesa della Costituzione, ma è anche net neutrality, è attenzione ai big data. È accesso e libertà.

Invece di dire che gli immigrati rubano il lavoro, immaginiamo come affrontare il futuro in cui i robot ci sostituiranno.

Anche io me la prendo col nero, ma per me è l’evasione fiscale, quella nazionale e soprattutto multinazionale.

Chi dà lavoro agli stranieri, perché sono più sfruttabili, più ricattabili.

Anche io voglio abbassare le tasse, ma all’80% della popolazione. A chi ha molto di più, chiediamo un po’ di più.

Vorrei parlassimo di pace. Un governo molto #Gentiloni con i regimi dei paesi in guerra a cui si vendono armi.

Anche questo è «nero», nero Regeni.

Di fronte a interviste identiche, a volte le nostre divisioni sembrano il dibattito sulla corazzata Potëmkin…

Adesso è il momento di giocare la partita, per favore non dividiamoci perché non lo capirebbe nessuno.

Se facciamo due liste andiamo verso una tragedia politica senza senso e nessuno saprebbe perché deve votare una lista invece dell’altra.

Da domani continuiamo a discutere tra di noi ma definiamo un manifesto per cambiare l’Italia.

Il nostro vero obiettivo non è unire la sinistra ma cambiare l’Italia.

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