I segnali che provengono dal governo in questo senso sono pessimi, come abbiamo potuto apprezzare (si fa per dire) nelle ultime ore.

Tempo fa abbiamo proposto alle forze politiche interessate (soprattutto d’opposizione) di promuovere una legge d’iniziativa popolare, nel caso in cui il Parlamento si fosse arenato. Un’idea che ancora coltiviamo, nella speranza che altri vogliano raccoglierla.

Per alzare il tono, abbiamo intanto avviato una petizione perché la discussione riceva l’attenzione che merita. Sul sito di Possibile trovate anche la versione scaricabile.

Ciò che è fondamentale comprendere però è che è necessario che il dibattito coinvolga la società italiana nel suo complesso, che se ne discuta partendo da dati oggettivi, che il messaggio si propaghi in modo rigoroso e responsabile.

Nel nostro provincialismo totale, rischiamo di perdere di vista quanto sta accadendo in mezza Europa e negli Usa, il fallimento della «guerra alle droghe» e del proibizionismo, il senso delle proporzioni e delle misure che si dovrebbero invece assumere. Rischiamo di dimenticare che chi guadagna dal consumo della Cannabis – che in Italia riguarda milioni di persone – è la mafia.

Non mi paiono argomenti di secondaria importanza, tutt’altro. Si parla di libertà, di autodeterminazione, di contrasto alla criminalità organizzata, di costi altissimi (oggi) e di molte risorse che (domani) potrebbero essere destinate alla Sanità, alla prevenzione e alla riduzione del danno.

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