Ne ho scritto in Qualcuno ci giudicherà e, nel sottoscrivere la risoluzione presentata da Susanna Cenni e altri (un testo molto buono) sul senso di Expo e sulle cose da fare, mi sono convinto ancora di più che questo dovrebbe essere il vero impegno intorno al quale far ruotare l’evento: lotta alla fame e alla povertà. Sembra fuori moda ma purtroppo è sempre più attuale.

Soprattutto se vogliamo interpretare Expo politicamente, soprattutto se vogliamo che abbia senso, al di là dei biglietti staccati e dei padiglioni da ammirare, che speriamo siano tutti pronti quando la manifestazione partirà.

Nel mondo che scoppia, con le guerre che si affacciano sul Mare Nostrum (a proposito di slogan), non serve un tritone (che peraltro non sembra affatto all’altezza del compito), è necessaria una strategia molto più ambiziosa e concreta. Spendere in bombe, per capirci, serve molto meno, di spendere in semi e opportunità per azzerare la fame.

Andassi al Consiglio europeo di domani direi (e farei) proprio questo. A costo di sembrare ridicolo, perché al contrario sono ridicole le misure che il cosiddetto mondo occidentale sta prendendo, per sé, per gli altri e per navigare attraverso questa globalizzazione di cui la politica parla ma non sa interpretare. Lo direi a tutti, in modo ossessivo, per tutto il 2015. Così si che l’Expo avrebbe senso.

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