Sapete quanto sia importante per me la questione fiscale. E la redistribuzione. E la progressività. E la patrimonializzazione del fisco a fronte di un alleggerimento sensibile verso il lavoro e la produzione.

Tutte cose che ripetiamo da tempo e che, progressivamente (in tutti i sensi), sono diventate patrimonio comune.

Ora, però, lasciatemi dire che in questa campagna elettorale il novero delle questioni si sta riducendo troppo. E la riduzione riguarda anche l’ampiezza delle questioni e una certa sottovalutazione di argomenti di un certo spessore politico e culturale.

A cominciare dall’ambiente (suolo ed energia, in primis) e dall’innovazione (soprattutto, ma non esclusivamente, digitale), ci troviamo in presenza di una sorta di analfabetismo di ritorno dei principali attori e delle principali sfide televisive a cui assistiamo.

Ecco, vorrei che tornassimo a frequentare anche le questioni che riguardano il ‘contesto’, la prospettiva e lo scenario in cui inserire le nostre conversazioni elettorali. E uno sguardo sul mondo, che non riguardino solo casa nostra (e non solo per via della tassa, che ora tutti disconoscono, come se l’avessero introdotta i marziani).

Sarebbe bello. E anche utile. Perché c’è dell’utilità anche nel bello. Sì, c’è.

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