Fulvio Centoz racconta quello che è successo domenica in Valle d’Aosta, su cui riflettere anche in Lombardia e nelle altre regioni:

Domenica 18 novembre 2012 è stata, per noi valdostani, una giornata davvero epocale perché si è tenuto un referendum per far decidere alla popolazione se costruire o meno un “pirogassificatore” che, in soldoni, è una tecnica di trattamento a caldo dei rifiuti mediante l’utilizzo della pirolisi e/o gassificazione.

Anche da noi è cresciuta nel corso degli anni la necessità di porre un rimedio al problema dei rifiuti e all’imminente esaurimento dell’unica discarica regionale presente sul territorio, dislocata alle porte di Aosta.

Premessa: la Valle d’Aosta conta 130 mila abitanti, poco più di un quartiere di Milano e, oltre ad essere incastonata tra le montagne più belle e più altre d’Europa, produce circa 50 mila tonnellate annue di rifiuti indifferenziati (sommando anche i fanghi da depurazione, le carcasse di animali e i rifiuti ospedalieri), ha una produzione pro capite di rifiuti molto elevata e la raccolta differenziata è ferma poco oltre il 40%.

La prima soluzione per risolvere il problema rifiuti, elaborata dalla maggioranza in Consiglio regionale, fu l’ipotesi di costruire un vero e proprio inceneritore da circa 85 mila tonnellate annue e, siccome sovradimensionato, utilizzarlo anche per “eliminare” la discarica esistente….

Poi si sono orientati su una soluzione meno “fantasiosa” ma comunque impattante: niente “eliminazione” della discarica esistente e costruzione di un pirogassificatore da 60 mila tonnellate annue, alle porte della città, con un camino alto 50 metri sulla traiettoria dell’aeroporto (altro monumento all’inutilità) già inquinata dalla presenza delle acciaierie Cogne.

Quando si dice avere una visione strategica del futuro….

Però un gruppo di cittadini non si è arreso, non ha creduto alla propaganda dell’Amministrazione regionale secondo la quale quella era l’unica soluzione praticabile e non inquinante. Si è organizzato, si è costituito in comitato (http://www.vallevirtuosa.it/) ed ha iniziato una dura battaglia. E lo ha fatto intelligentemente, proponendo soluzioni alternative (la riduzione dei rifiuti, il riuso, l’aumento della raccolta differenziata secondo le migliori pratiche odierne, il Trattamento Meccanico Biologico) e contestando nel merito le scelte della Regione.

Ma come sempre Golia pensa di essere imbattibile e deride Davide…

Oggi ha vinto Davide, hanno vinto i cittadini valdostani e ha vinto la politica del fare, del rimboccarsi le maniche, del porta a porta (nel senso di contatto diretto con la gente), dell’impegno civico disinteressato. Ha vinto la famosa “società civile” con l’aiuto anche dei partiti di centrosinistra che per una volta si sono messi al servizio della gente senza preoccuparsi di “mettere il cappello” su questa iniziativa.

Ma perché ciò è accaduto? Perché in Valle d’Aosta (e nella Provincia Autonoma di Bolzano) esiste uno strumento di democrazia diretta che va sotto il nome di “referendum propositivo” (L.R. 25 giugno 2003 n. 19, reperibile sul sito regionale a questo link), non previsto nella nostra Costituzione ma ampiamente utilizzato in altre realtà. A differenza del referendum che tutti conosciamo, questo permette (previa raccolta di un adeguato numero di firme) di presentare una proposta di legge al Consiglio regionale, ne fissa i tempi certi per l’esame in aula e, se non viene recepita, di sottoporre il testo a referendum confermativo. Così recita l’articolo 14, comma 2: “qualora il risultato del referendum propositivo sia favorevole, la proposta di legge è approvata ed il Presidente della Regione, entro dieci giorni dal ricevimento del verbale dell’Ufficio elettorale regionale di cui all’articolo 36, comma 4, provvede alla promulgazione della legge e alla sua pubblicazione sul Bollettino ufficiale della Regione”.

Domenica scorsa, l’aver raggiunto il quorum di validità (45% degli aventi diritto al voto perché ha votato quasi il 49% della popolazione) ha determinato la schiacciante vittoria dei si.

A breve entrerà in vigore una legge che, semplicemente, vieta il trattamento a caldo dei rifiuti sul nostro territorio. In 15 ore di votazione si è stravolto tutto l’impianto sul quale, negli ultimi 5/7 anni, i nostri amministratori avevano impostato il ciclo dei rifiuti.

Ecco io credo che questo strumento possa rivelarsi molto importante e dovrebbe essere ripreso, se non nella Costituzione, almeno negli Statuti delle altre Regioni. Certo va calibrato bene, vano studiate bene le modalità di raccolta delle firme, il numero necessario per la presentazione della proposta di legge, la presenza o meno del quorum per la sua validità e le materie sulle quali si può avanzare un referendum propositivo. Ma presenta indubbi vantaggi: 1) attribuisce una leva fenomenale in capo ai cittadini, 2) consente di orientare davvero le scelte degli amministratori, 3) obbliga loro ad un confronto e ad un dialogo non solo ogni 5 anni al momento delle elezioni, ma costantemente o perlomeno sui temi più importanti e 4) fa crescere il senso civico nei cittadini che toccano con mano i risultati di una consultazione elettorale.

Il rovescio della medaglia è altrettanto forte: usare questo strumento come una clava e mortificare ulteriormente la nostra già fragile democrazia rappresentativa. Beh, se posso sommessamente dire la mia, io credo che ne valga la pena, credo che la partecipazione e la responsabilità civica siano gli strumenti migliori per avvicinare nuovamente i cittadini alle istituzioni e renderle credibili.

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