Da tempo si cercano, da queste parti, soluzioni per l’unione dei Comuni e la fusione di quelli troppo piccoli.

Di motivi ce ne sono tanti, e Paolo Pileri ed Elena Granata ne mettono a fuoco un altro: la polverizzazione, infatti, porta al consumo di suolo.

Lo spiegano diffusamente in questo bel contributo.

Le spiegazioni possibili di questa relazione tra dissipazione di territorio e dimensione demografica del comune sono molteplici e comunque capaci di giocare un ruolo non trascurabile. Proviamo a evidenziarne alcune.
Un primo elemento che possiamo far notare affonda le radici nelle vicende di questi ultimi venti anni di politiche urbanistiche che si sono sempre più intrecciate con una progressiva autonomia dei sindaci e un ingresso sempre più forte degli attori privati nella scena pubblica. La dissipazione di suoli agricoli e naturali è stata particolarmente evidente in questi anni e questa sovrapposizione tra dissipazione, autonomie politiche locali e interessi privati non è forse casuale.
In questa recente stagione di autonomia politica si è rafforzata la figura del sindaco insieme a quella della sua giunta ed è di fatto aumentato il margine di arbitrio di trasformazione del territorio, sia grazie a una serie di strumenti urbanistici contrattati, sia a causa di un progressivo sganciamento dell’urbanistica dalle regioni a favore dei comuni, sia ancora per alcune distorsioni nella fiscalità locale. Ciò è avvenuto in tutte le regioni italiane. Tutto questo non ha certo né aiutato a frenare i consumi di suolo, né a provare rispetto per il paesaggio agrario, né ha favorito le condizioni per formare e ottenere una classe politica indifferente alle pressioni immobiliari e alle reti amicali e parentali, spesso troppo prossime agli interessi economici locali. È mancato e manca un soggetto realmente terzo nelle decisioni sull’uso dei suoli che è stato pretestuosamente rimosso invocando un’improbabile maturità ad autogestirsi.
Nei comuni si sono create spesso le condizioni per abusi di potere, favori, accordi sottobanco che avevano come comun denominatore la materia urbanistica e, non a caso, la trasformazione di aree agricole.

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