Simona Guerra, docente in Scienze Politiche nel Regno Unito, alla Loughborough University (alla University of Leicester dalla fine di maggio), lavoro su euroscetticismo, populismo e corruzione. Le ho chiesto di partecipare al nostro dibattito su politica e cosiddetta antipolitica. Ecco il suo contributo, molto duro nei confronti dell’esperienza politica di Grillo e del Movimento 5 Stelle.

Che ne penso di Grillo?

È facile per Grillo in questo momento, se solo il 51.8% degli elettori dichiara che andrebbe a votare sapendo già quale partito votare, ma quasi la metà degli italiani non ha un partito di riferimento.

È facile per Beppe Grillo, perché i partiti politici non offrono le risposte alle domande che i cittadini rivolgono loro.

È facile, perché Beppe Grillo e il suo movimento si pongono nei confronti della politica come populisti, nella definizione più basilare, oppongono un ‘noi’ vs ‘gli altri’. Sono contro il ‘Sistema’.

Negli ‘altri’ ci sono dentro tutti, non sono solo i politici, ma anche la televisione, di cui sfuggono il contraddittorio. Perché i «talk show televisivi» sono «spazi poco igienici dove chi partecipa viene omologato alle scorie del Sistema», scrive Grillo sul suo blog.

La contrapposizione e l’antagonismo si realizzerà anche contro di voi, se solo vorrete proporre un dialogo con loro. Con Beppe Grillo non si può dialogare: mai. Provateci. Grillo e il suo movimento si relazionano con il mondo seguendo un sistema binario (manicheo) e rifiutano il contraddittorio.

Il Sistema è corrotto, e chiunque partecipi al M5S, invece, è limpido pulito e, soprattutto, non fa politica. Anche se amministra, esso si contrappone antagonisticamente alla politica. Il M5S rappresenta la massa, la società civile. Lo diceva, e lo faceva, anche la Lega Nord.

Come tutti i movimenti populisti non accettano il dialogo. Non accettano di essere osservati, studiati, o esaminati, e anche qui subentra un atteggiamento avverso e antagonista nei confronti di chi lo fa. Altri altri.

Tendenti più a sinistra nello spettro politico, in quanto populisti, tendono a raccogliere un consenso più ampio. Il movimento populista di sinistra si distingue da quello di destra, perché a sinistra è meno ideologico. A destra è più radicale, nazionalista o xenofobo. A sinistra, può anch’esso essere nativista (ma lo è soprattutto a destra), è prima di tutto ‘populista’. Manifesta il malessere della democrazia rappresentativa (la mancanza di risposte da parte dei partiti politici, l’insoddisfazione e il risentimento dei cittadini) e solo in un secondo momento è ideologico, in modo minore rispetto al partito populista di destra.

Questo offre un ulteriore vantaggio al movimento di Beppe Grillo: puo’ raccogliere i voti dei disaffezionati a sinistra, ma anche di quelli che ora non votano piu’ Lega Nord. Può intercettare il voto di quegli italiani che non si sentono rappresentati.

Il M5S diventa ‘raccoglitore universale di delusi’. Ingloba, ma non immette politiche. Immette accuse, livore contro i partiti e il Sistema, ma è povero di proposte costruttive. I populisti possono essere moralisti, ma non sono mai programmatici. E soprattutto a livello economico, si presenta schizofrenico, come tutti i partiti populisti.

Il populismo emerge da un risentimento generale, i cittadini si sentono alienati dal potere e percepiscono una crisi. Non importa se questa sia reale o soltanto percepita. E manifesta la delusione in modo molto semplice. Usa il linguaggio dei cittadini, esprime le loro preoccupazioni, come un cittadino qualunque farebbe. Non parla a tutti, crea il proprio ambiente e crea il proprio linguaggio, che omogeneizza il ‘noi’, le masse, unite in un contatto ‘mistico’ con il proprio leader (Wiles 1969). Di solito in modo colorato, come solitamente è colorato il linguaggio e la gestualità del leader carismatico di un movimento o partito populista. Basti pensare a Umberto Bossi nei primi anni Novanta.

Beppe Grillo e il M5S sono anche il dono degli anni passati con Berlusconi, una politica fatta meno di politiche e più di personalità e leader, un senso generale di impunità e distacco dalla politica, soprattutto fra l’elettorato di (centro) sinistra (Newell 2010).

Ma Beppe Grillo e il M5S sono l’effetto, non la soluzione. Rappresentano il sintomo, sono una patologica normalità (Mudde 2008) del sistema democratico, malato.

Solo i partiti politici e la Politica possono rispondere. Come? «Serve un partito che sia semplicemente un partito, senza troppi aggettivi e formule, al massimo «contemporaneo».

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