Davide Guadagni racconta quello che è successo a Cascina, tra Sergio Staino e il vostro affezionatissimo.

229646_10150178826552010_543287009_6691252_2196577_aI due si erano già incontrati, brevemente, a Firenze. Era successo quando, cinque mesi fa, alla Leopolda, la meglio gioventù si era radunata per una tre giorni, nei quali, anche i più diffidenti (Staino era tra questi, ma si ravvide all’istante) dovettero ammettere che c’era del buono, e parecchio.

La loro vera Teano, però, è stata Cascina, popolosa cittadina a due passi da Pisa. Sergio Staino e Pippo Civati si sono dati appuntamento lì, perché lì c’è un giovane candidato a sindaco, Alessio Antonelli, con lo slogan «Cambiamo passo, cambiano Cascina» promette sconquassi sul piano del rinnovamento generazionale e, evidentemente,erano curiosi di toccare con mano il raro fenomeno. Non serve farla lunga su quanto la gerontocrazia imperi in questo nostro paese e quanto la politica non faccia eccezione, anzi.

L’incontro si chiama, per amor di paradosso e per introdurre un elemento di quell’ironia che i due contendenti hanno poi abbondantemente praticato: “Il vecchio e il bambino”, confronto a ruota libera tra due generazioni sulla politica ed altre facezie. La sala, silenziosa e attentissima si è divertita parecchio sulle facezie, ovviamente, ma anche sulla politica.

La riflessione vola alta e si capisce fin da subito che tra i due c’è del tenero. Staino si abbandona a una pesante autocritica su: «Una generazione – la sua – inadeguata che ha consegnato ai propri figli una società peggiore di quella che ha trovato». Di contro, Civati ricorda che: «Di questi tempi non è Enea che porta sulle spalle Anchise, è vero il contrario, i giovani sono ancora sulle spalle dei genitori, dei nonni». Sembra si siano scambiati i ruoli.

Il confronto non registra contrapposizioni, tutt’altro, ognuno rincara la dose a favore dell’altro. «Quando io ero bambino – ha detto Staino – leggevo sul Pioniere le avventure di Atomino. Nel giornalino per i bambini di sinistra c’era questo eroe che puntava a due obiettivi, il socialismo e l’energia nucleare. Non ne abbiamo azzeccata una e ora ci chiudiamo al ricambio» e Civati, parafrasando Kennedy: «Ragazze e ragazzi, occupatevi del paese, perché il paese non si occuperà di voi».

Di contorno qualche bel filmato e Mercedes Sosa che canta «Todo cambia». Poi gli altri protagonisti di due generazioni, accanto ad Alessio Antonelli il suo vecchio mentore Fabio Mariotti e, a moderare, due giornalisti che battono tutti per differenza d’età: tra Renzo Castelli e Marta Latini corre mezzo secolo esatto.

Antonelli ribadisce la sua volontà di ricambio che «Però non vuol dire rottura, anzi», e ha usato una metafora: «Qui i mali sono molti e tutti è come se aspettassero un pasticcone enorme che venga dal cielo per curarli (speriamo non sia una supposta, ha auspicato Staino) invece il cambiamento, il futuro sta nelle mani di ognuno di noi, ognuno deve creare la propria personale medicina. Nel mio piccolo proverò a fare in modo che Cascina e i suoi giovani facciano la propria parte».

Alla fine il pubblico abbraccia i protagonisti con affetto palpabile e un grande applauso. Mentre la sala si svuota, in sottofondo, è la Sosa, con i suoi versi, che chiosa la serata: «Cambia strada chi cammina/ e ne soffre perché è umano/ cambia e niente è come prima/ che io cambi non è strano». Speriamo.

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