Sembra un’antica pubblicità di Esselunga, ma è la situazione in cui si trova il presidente della Regione Formigoni. L’uomo dalle migliaia di dichiarazioni giornaliere, il wikipedista della politica lombarda, il politico più esperto del mondo, non ha ancora detto nulla né sulle inchieste che riguardano La Lombardia (nel senso della ‘ndrangheta), né sulle telefonate con la P3 che lo riguardano. Strano, vero?

Devo dire che Marco Cappato ha ragione:

«Se Formigoni avesse senso dello Stato e delle istituzioni dovrebbe rendere conto del fatto di aver scelto, contro il ricorso radicale della Lista Bonino-Pannella, di affidarsi non alle sole armi del diritto e dei fatti, ma di "far camminare" (espressione di Formigoni, stando alle intercettazioni) oscuri figuri impegnati in metodi goffamente banditeschi’». Secondo Cappato, a questo punto «sarebbe utile sapere se per gli ulteriori ricorsi e giudizi, evocati nelle intercettazioni da un collaboratore di Formigoni ("non si esclude che si debba andare in sedi successive”), il Presidente Formigoni abbia ritenuto di avvalersi delle stessi servizi e servizietti risultati in prima battuta infruttuosi contro i giudici della Corte d’appello». La lista fu poi riammessa dal Tar, decisione poi confermata anche dal Consiglio di Stato. «Un presidente di Regione al potere ininterrottamente da 16 anni che cerca di sfruttare la propria influenza per condizionare il corso della giustizia – ha concluso l’esponente dei radicali – diventa un pericolo per la democrazia e lo stato di diritto. Del resto, è proprio questa la ragione della norma che limita a due i mandati consecutivi per un presidente di Regione, norma che Formigoni ha scelto di ignorare in modo evidentemente pericoloso per se stesso oltre che per tutti i lombardi». (Ansa)

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