Come ci ricorda sempre attraverso uno dei suoi gustosi aneddoti Gianni Cuperlo, nello statuto c’è tutto, basta cercare.

E in Commissione Statuto la discussione di questa mattina sulle primarie «da aggiustare» ha riproposto temi che sono noti al dibattito interno (ed esterno) al Pd da tempo.

Il punto non sono tanto le regole – che ci sono e che piuttosto andrebbero rispettate – ma la valutazione politica e il senso di opportunità. Insomma, se possiamo esprimerci con una semplificazione, a tutto quello che viene prima delle primarie e determina il quadro politico in cui esse si svolgono.

Anche rispetto all’istituzione di un albo, molti, come Salvatore Vassallo e come il vostro affezionatissimo, hanno ricordato che un albo siffatto allontanerebbe gli elettori singoli premiando gli ‘organizzati’ (nel senso buono e purtroppo cattivo – nel senso del ‘cammellaggio’ per capirci – del termine). E darebbe un brutto segnale, di questi tempi, dare l’impressione di volersi ‘chiudere’.

Tra l’altro, con Mauro Agostini, ci siamo chiesti dove sia l’albo degli elettori del Pd e perché non sia utilizzato come forse si potrebbe (e dovrebbe), perché l’albo è composto naturalmente a posteriori da tutti gli elettori delle primarie che si sono celebrate dal 2007 ad oggi.

Si è detto poi che al di là dell’obiettivo di avere un candidato del Pd, questo non può essere considerato un vincolo assoluto (e per altro così già recita il nostro Statuto). E si è aggiunto anche che il nodo tra primarie di partito e di coalizione è un nodo politico, che fa segno al passaggio di consegne tra il primo Pd (veltroniano) e il secondo (bersaniano), passaggio definito nel Congresso del 2009 e nella prima revisione delle primarie della primavera del 2010.

Mi sono permesso di ricordare gli exit poll che raccogliemmo in occasione delle primarie del Pd milanese (e che diedero importanti indicazioni sulle scelte degli elettori, rispetto alla sfida tra Boeri e Pisapia), come strumento molto utile per evitare le analisi avventate che puntualmente accompagnano l’apertura delle urne ad ogni elezione primaria.

E ho chiesto che si individuino criteri più stringenti per il finanziamento delle campagne delle primarie, che devono ispirarsi alla sobrietà e alla massima lealtà nella concorrenza tra i candidati.

Da ultimo, ho ricordato che attendiamo, dall’ultima assemblea nazionale, di poter discutere della nostra proposta delle primarie per i parlamentari (sono già passati tre mesi dall’impegno assunto coram populo da parte di Bersani) e di ragionare fin d’ora sul rispetto del limite dei tre mandati previsto per tutti i parlamentari (salvo deroghe che devono essere davvero eccezionali). Anche questo nello Statuto c’è. Basta zercar, direbbe qualcuno.

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