Ieri in Consiglio regionale sono andati in scena gli animali. Non nel senso orwelliano. Proprio gli animali animali. Legge sul randagismo e gli animali d’affezione e, a seguire, zone di caccia: all’imbrunire si sono, finalmente, intraviste le peppole. Nella prima parte della discussione, finché non si è trattato di caccia, i toni sono stati distesi e propositivi, anche se la maggioranza si è divisa sull’incredibile emendamento che riconosceva agli animali «il diritto alla dignità di essere viventi». Sapevo, ben prima di occuparmi di filosofia e di politica regionale, che gli animali fossero essere viventi. Non saprei altrimenti come definirli. Stupisce però che nella nostra regione si debba attendere la consigliere Ferretto per riconoscere loro questa qualità, che pensavamo fosse da attribuirsi al disegno della creazione. Comunque, dopo aver approvato la normativa sugli animali d’affezione, con un’enfasi epocale che ha fatto dire al consigliere Muhlbauer che sarebbe il caso di trattare con la stessa attenzione anche gli operai e non solo gli animali di compagnia, i toni sono tornati quelli di sempre. La caccia, si sa, è partita fondamentale dello scacchiere del centrodestra lombardo. Assenti Formigoni (il cui cognome appariva forse sospetto), è stato allestito il grande rito della polenta e osei, vestale la Fata carabina, Viviana Beccalossi, uno di quei nomen omen che ci ricorda come delle peppole si mangi proprio tutto. E anche se ieri sera le solite leggine non si sono levate, nel cielo della sera, sul far del tramonto il messaggio è stato chiaro: a costo di rimanere anche in agosto, la corrente del capanno si farà sentire e approverà tutte le deroghe possibili e immaginabili alle direttive europee e al buon senso, perché si possano cacciare a più non posso le peppole, gli storni, i fringuelli e le cesene. Specie che con tutta evidenza, non solo non hanno alcun diritto e alcuna dignità, ma devono perdere anche la qualifica di viventi. Avremmo potuto fare di quest’aula sorda e grigia un capanno di manipoli…

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