Prima di rientrare a casa, al termine della seduta in cui il centrodestra di Formigoni ha votato la legge per dare il via alla speculazione edilizia della mia città, non potevo non passare dalla Cascinazza, l’area simbolo della campagna per la tutela dell’ambiente a Monza e in Lombardia. Sotto la pioggia, illuminata a giorno dal bagliore dei lampi, la Cascinazza e il grande campo che si sviluppa dolcemente lungo i meandri del Lambro, appaiono inquietanti come l’incredibile storia che li ha accompagnati negli ultimi trent’anni. Si allungano sulla “solitaria verdura” le ombre del potere e dell’arroganza, dell’impudenza del conflitto di interessi e della cattiva politica. E mentre il mais crepita sotto una pioggia violenta, è curioso pensare, da una parte, al “piovono pietre” che lì vuol dire sessanta palazzi sessanta e, dall’altra, alla pioggia che si è abbattuta oggi su questa regione, che proprio lì costringe il Lambro ad esondare, saltando gli argini e riversandosi nel grande campo. La pioggia. Non quella delle “tamerici salmastre ed arse”, ma quella di una politica sorda e prona agli interessi del più potente. E allora piove sulla Lombardia degli interessi particolari. Piove sulle “ignude mani” di oppositori che questa volta non ce l’hanno fatta. Piove sulla “favola bella” di uno sviluppo compatibile con l’ambiente, rispettoso di una natura fin troppo consumata negli ultimi decenni. E piove sui “vestimenti leggieri” di chi però non si accontenterà di registrare una sconfitta. In fondo, basta andare a casa ad asciugarsi. E domani si ricomincia. Chi pensa che sia finita qui, semplicemente, non ha capito. Proprio niente.

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