Scelto da Bossi e preferito da Formigoni, Ettore Adalberto Albertoni è stato eletto presidente del Consiglio regionale. Nel discorso di insediamento si è soffermato lungamente sul tema delle riforme e della modifica dello Statuto (che risale al 1971, esattamente come il piano regolatore di Monza…). Leghista atipico (ha una retorica invidiabile ed è dai suoi stessi colleghi di partito segnalato come incline alla logorrea), Albertoni ha illustrato, neanche si trattasse di un colloquio di lavoro, il proprio curriculum e i risultati ottenuti da assessore alla Cultura, per candidarsi quale credibile riformatore della carta regionale. Novello Solone, ha sciorinato articoli della Costituzione, elogiato Bossi, difeso la riforma del Titolo V del centrosinistra alla luce del fallimento referendario della devolution, rilanciato – senza però ‘mollare’ nemmeno la presidenza della commissione Statuto – il dialogo sulle riforme. Il punto migliore sul quale Albertoni è più volte tornato è stato quello dedicato alla "pausa operosa" che ha richiesto, per mettere a punto la propria roadmap politico-istituzionale. La pausa è operosa, come si conviene ai lombardi. Dopo un anno letteralmente buttato via, Albertoni si è accalorato per spiegarci che ci vuole una pausa. Come se ciò non bastasse, subito dopo, Albertoni ha ringraziato tutti e se ne è andato. Proprio così. Il Consiglio l’ha presieduto il vice-presidente. La pausa operosa del presidente Albertoni è cominciata.

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