La lettera più bella (cose semplici ma utili, per noi, per il Paese)

L’autore è Biagio Catena, una persona intelligente e sensibile. Mi scuserà, perché l’ho in qualche modo ‘rubata’, questa lettera. E come in Edgar Allan Poe, la lettera rubata stava nel posto dove ci ostiniamo da tempo a non guardare, nelle fabbriche e tra i ceti popolari. Dove è sparita la sinistra (non solo quella dai-mille-colori, tutta la sinistra) e si è fatta spazio la Lega. La lettera rubata, rivolta a Veltroni ma per metonimia a tutto il gruppo dirigente, nazionale e locale del Pd, dice quello che stavo pensando da ore e che non riuscivo a formulare compiutamente. Ve ne propongo ampi stralci. Stampateli e conservateli con diligente cura.

«Grande parte del centro sinistra negli ultimi 15 anni ha perduto il legame con la propria gente. La gente disperata ed in solitudine ha perso anche la capacità di difesa e di analisi poiché le trasformazioni del mondo produttivo , della società e della comunicazione sono state determinanti  al fine di rompere ogni legame politico e di rappresentanza solida. Conseguentemente a tale situazione si giunge anche ad una sofferenza materiale costituita dall’erosione dei redditi,  aumento delle precarietà, società piena di contraddizioni, fenomeni  immigratori (elemento quest’ultimo al quale non siamo abituati e lo percepiamo come pericolo, attentato alle nostre tradizioni, sicurezza) etc. Tutto ciò ci ha reso deboli ed impauriti. Questa situazione ha costituito l’humus e basi importanti per quelle forze politiche che fanno leva su queste paure legittime della gente e quindi parlare più al ventre che alla testa. I flussi elettorali almeno nelle aree da cui ti scrivo sono chiari, una cospicua parte  di persone (operai, tecnici, impiegati e non solo) elettorato di sinistra ha votato per la Lega ed il Pdl, un’altra parte ha preferito starsene a casa; quest’ultima fascia denota ancora di più la debolezza  delle persone. Ora bisogna “reagire” poiché all’orizzonte dobbiamo attenderci la riproposizione di modelli sociali, economici ed istituzionali classici del pensiero berlusconiano e leghista. Dobbiamo ripartire dal miracolo fatto con il Partito Democratico, dobbiamo dire basta ad  una visione di militanza a volte manichea fatta solo di impegni istituzionali, di cariche nei consigli comunali e nelle Giunte, di cariche nei CdA delle aziende etc. Dobbiamo riavvicinarci al mondo del lavoro tentando di ricostruire un blocco sociale capace di creare egemonia culturale ideale, di essere protagonisti ed interpreti dei processi economici e sociali, in poche parole riscoprire il valore della democrazia economica. Dove possiamo, dobbiamo aprire circoli del PD nelle aziende, dove possiamo dobbiamo aprire circoli cittadini che siano un cantiere di iniziative culturali, di dibattito, di proposta per il proprio quartiere ed il vivere quotidiano del territorio. Credo che possiamo veramente mettere in atto quella favolosa parola d’ordine detta da te milioni di volte (il patto tra produttori e non solo) si può e si deve fare emergere tutta quella intellettualità che ha sostenuto la nostra campagna elettorale. Dobbiamo riscoprire il valore della cultura diffusa altrimenti trionferà l’intolleranza, l’ignoranza e l’individualismo. Si potrebbe ricominciare a riscoprire la diffusione militante dell’Unità la domenica, occasione per difendere il pluralismo dell’informazione e contestualmente difendere la gloriosa testata. Ma anche una grande occasione per riavvicinare il nostro popolo smarrito ed isolato. Mettere in essere iniziative permanenti e tematiche su tutto il territorio nazionale e differenziarle per aree omogenee con una visione di federalismo vero, autentico, democratico e solidale ad esempio in Lombardia e al Nord i temi dello sviluppo, della distribuzione,  della ricchezza, la sicurezza, la mobilità, l’inquinamento, l’immigrazione etc. etc. Dobbiamo già da subito fare serie riflessioni e contestualmente azioni politiche nelle singole federazioni, nella federazione di Monza e Brianza mettere in campo una forte e vitale attività intorno allo sviluppo, la questione della provincia oramai alle porte la sua elezione, la questione dei servizi di pubblica utilità etc. Dunque, caro Walter, ciò che ti ho scritto forse è banale e scontato ma io credo che bisogna pur ricominciare da cose semplici ma utili per noi, per il nostro paese, per la democrazia».

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