Per fare a tutti i 25 e-lettori di questo blog i miei migliori auguri di buon Natale (con molta sobrietà perché quest’anno la Festa è stata abbondantemente strumentalizzata dalla politica), cito una parola che doveva essere il titolo del libro che oggi, in libreria, trovate come Altai (Einaudi). Quindici anni fa molti di noi hanno amato Q. Allora gli autori si firmavano Luther Blisset, ora, com’è noto, sono diventati Wu Ming. Il libro è all’altezza del suo precedente, e Tahammül è il suo concetto-guida. Significa tolleranza, in un senso del tutto particolare (e turco, guarda un po’, del termine). Così è presentato:

Voi conoscerete senz’altro l’episodio biblico della Torre di Babele. Ebbene, molti credono che il Signore disperse le lingue degli uomini per punirli, ma è l’esatto contrario. Egli vide che l’uniformità li rendeva superbi, dediti a imprese tanto eccessive quanto inutili. Allora si rese conto che l’umanità aveva bisogno di un correttivo e ci fece dono delle differenze. Così i muratori, di costumi e fedi diversi, devono trovare un modus vivendi che consenta di portare a termine l’edificio. E per questo non serve una tolleranza concessa, ostentata, com’è quella che viene dal potente, bensì una tolleranza esperita, vissuta ogni giorno, con la consapevolezza che se essa venisse meno, la casa crollerebbe e si rimarrebbe senza riparo. Tahammül, signori.

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