Gianluca analizza e spiega, con la solita puntualità.

Viviamo una situazione di crisi inedita, sappiamo che il futuro prossimo sarà molto diverso dal passato, non sappiamo bene come, siamo consapevoli che c'è un processo di trasformazione in atto e non sappiamo come governarlo. Questo movimento è in primo luogo una forma di attenzione e di pressione, mondiale. Non sembra nascere da ideologie novecentesche, ma da una realtà che è oggettivamente confusa. È una prima risposta istintiva, insufficiente ma non solo emotiva, a un basculamento storico che è reale.

Soprattutto, ed è questo il vero punto che mi interessa, può forzare dal punto di vista linguistico e simbolico, per così dire, alcuni nostri schemi interpretativi, può ampliare la percezione del fattibile e del dicibile.
Possiamo non pagare il debito? No. Però per la prima volta ci poniamo la domanda, il che determina un processo di risposte e di domande ulteriori, anche di informazione. Arriviamo a domandarci: non possiamo non pagarlo, e se lo rinegoziassimo? E' possibile? Si può fare? Forse. Qualcuno lo propone? Un partito, un economista? Come me lo spiega?

Si può fare una "rivoluzione etica"? No, non esiste. Però forse si possono imporre alcune regole alle banche, per esempio una limitazione di dividendi e di bonus alle banche che hanno ricevuto aiuti dai fondi salvabanche. E' più etico, ma non ha niente a che vedere con l'etica dei singoli.
Quello che intendo dire è che è in gioco è un senso della realtà, cioé di quello che è realistico, del realismo politico dei prossimi anni.

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