On the way home, sulla via del ritorno: il riformista dell’Illinois fa le valigie e torna a casa. Sono stati giorni indimenticabili, ma forse è il caso di recuperare un po’ di spirito critico, anche perché si torna in un Paese che, negli stessi istanti in cui qui si celebrava Obama, magnificava la mafia, attraverso le parole di uno degli uomini più ascoltati dal premier (ve l’immaginate se capitasse qui?). Leggo le ultime email prima di partire, e trovo quella di Gianluca, un ottimo studioso e un caro amico che ora studia e ricerca e lavora in Germania. Mi scrive parole amare, dure, quasi violente. La sua lettera dice così: «Volevo solo renderti partecipe di una tristezza infinita che mi é venuta sentendo un pezzo del discorso. Cioè, quando ha detto “in America ogni cosa è possibile”. Ho pensato all’Italia e al clima ributtante che c’è. E a me mi ributtano sia quelli di destra che quelli di sinistra. Non che ce l’abbia particolarmente con i politici. Mi fa proprio schifo l’Italia, le doppie file, le bici [questa non l’ho capita], la merda dei cani. Mi fa schifo un paese che “tiene famiglia”. Mi fa schifo Napoli, mi fa schifo Milano, mi fa schifo pure Monza (par condicio). Mi fa schifo un paese in cui sono tutti tutti tutti conservatori, pure tu e pure io. anche il 90% dei commenti del tuo blog. Un paese che amo non essendo corrisposto. In Italia niente é possibile. Non mi fraintendere, ti prego. Io non sono spesso d’accordo con le cose che dici e hai pure un carattere scostante ;), ma ti stimo molto. E so anche la linearità e limpidezza delle tue motivazioni sempre. Per questo ti chiedo: mi dai una chiave di lettura? Mi dici perché tu ti sei impelagato nella politica italiana? Mi dici se è possibile invertire la rotta? Che cazzo puó fare uno come me pubblicamente che non ci sta dentro dal dare un contributo, ma davvero si sente un pirla? Che faccio, mi trovo un lavoro all’estero e non torno più? Qui studiano Dante, cazzo, e io non so che dire, mi spiazzano. Mi dai una visione per favore? Realistica, italiana». Caro Gianluca, molte cose che scrivi sono da assumere così, senza commento. L’Italia è impossibile, ed è davvero il rovescio degli Usa di Obama. Arroccata, chiusa, conservatrice, sia a destra, sia a sinistra, e ne sono sempre più convinto anch’io. Il tessuto culturale, morale e civile si è molto sfilacciato. Di futuro, neanche l’ombra (né dal governo, né, per ora, dalla sua ombra). Quasi tutto è conformismo e opportunismo e improvvisazione. La mia risposta, però, non è soltanto realistica, e non finisce qui. Credo che la nostra generazione ora ci debba provare, su basi nuove: a distanza di anni, ripensando a tante nostre discussioni, ti devo dare ragione, è il caso di ripartire da zero, o al massimo da tre, à la Troisi, per esempio da merito, qualità, legalità. Una sfida che non è più rinviabile, e di questo parlavamo con Ivan ieri, una sfida che è necessaria. Così la vivo io, e non so consigliarti altro. Se non permettermi di segnalarti come fondamentale il tema culturale, che ti è più caro ed è il più urgente. E di tenerci in collegamento, perché peggio di così non si può proprio andare. Il tuo «in Italia niente è possibile» è un motto da meditare e da tenere sempre lì. Ci proviamo e ci proveremo, nei prossimi mesi, a fare qualcosa. Lo prometto prima di tutto a me stesso.

  •  
  •  
  •  
  •  

Commenti

commenti