Invece di risolvere i problemi, noi animali ci limitiamo in realtà a evitarli, servendoci a tale scopo del movimento. Le piante, al contrario, risolvono i problemi perché non si possono allontanare dal luogo in cui sono nate: se una pianta deve bere, deve riscaldarsi, ha freddo, ha caldo, deve difendersi, comunicare, accoppiarsi ecc., deve farlo lì dov’è. Ed è per questo motivo che le piante sono costruite come una rete: perché devono essere più creative degli animali, per quanto tale aggettivo possa suonare paradossale se riferito a un vegetale.

Così Stefano Mancuso nel libro appena pubblicato da Aboca insieme a Fritjof Capra, Discorso sulle erbe. Dalla botanica di Leonardo alle reti vegetali.

Immaginate di essere una pianta, immobile: se foste destinati a restare per tutta la vostra vita in un determinato posto, non sarebbe una grande idea quella di competere con i propri vicini per le risorse. Sarebbe molto più intelligente trovare una strategia cooperativa: e infatti dal punto di vista evolutivo la cooperazione del mondo delle piante risulta essere molto più premiante rispetto al mondo animale. Le cure parentali fra gli alberi di una foresta sono un esempio straordinario delle capacità di mutuo appoggio delle piante.

E così, mentre anche in Italia si fa largo una mobilitazione per riforestare il pianeta e ci sono donne e uomini che piantano alberi allo scopo dichiarato di salvarlo, come auspico da tempo, vale la pena di approfondire la conoscenza delle piante. A rete, in una logica distributiva, creative oltre ogni immaginazione. Hanno parecchio da insegnare anche a noi, che pensiamo di sapere tutto. Con i risultati che vediamo.

#ilibrideglialtri

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