Lo abbiamo ripetuto spesso. Il governo B ha la più alta concentrazione di ministri del Lombardo-Veneto che si sia mai registrata. Abitano tutti qui, molti nella provincia lombarda, da Gemonio a Calolziocorte, che sembra un romanzo di Piero Chiara.

Eppure i sindaci del Nord non ci stanno, e per bocca del leghista Fontana, borgomastro (come dicono loro) di Varese, ribadiscono, oggi, sulla Stampa, la volontà di promuovere una class action contro il governo per avere i soldi indietro.

Credo si tratti del più clamoroso cortocircuito della storia della politica italiana, tutto interno alle forze politiche che guidano il Paese. In molti casi, si tratta delle stesse persone, perché la Lega Nord (per l'indipendenza della Padania, s'intende) ha il record della presenza di sindaci nelle due Camere.

L'altro giorno, in occasione del dibattito di Atreju a cui ho avuto il piacere di partecipare, il sindaco di Verona ha spiegato due cose: che è meglio fare il sindaco che stare a Roma (dal punto di vista della simpatia delle persone) e che la Lega ha scelto di mandare i sindaci in Parlamento per mantenere un rapporto più stretto con il territorio. Che oltre a essere in contraddizione tra loro, le due cose, dimostrano che la confusione è sovrana.

E a cortocircuito si aggiunge cortocircuito: i sindaci che protestano al Nord, che reclamano i finanziamenti di cui sono stati privati, che denunciano il sacco del Nord perpetrato dal governo con le ultime manovre, sono gli stessi che in Parlamento votano la fiducia al governo del Nord che si è dimenticato del Nord e di loro, in primo luogo.

Forse è venuto il momento che anche al Nord si cambi strategia, che ne dite?

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