L’altra sera sono andato a Fiorano Modenese perché Makkox faceva uno spettacolo e così, avevo voglia di vederlo dal vivo. Con lui c’era Marianna Aprile.

A un certo punto Marco, che non perde occasione per prendermi in giro solo perché lui è grande e grosso, dice, rivolgendosi a me: «C’è Civati che dice che non dobbiamo parlare di Salvini, che è come se i partigiani non avessero parlato dei fascisti, avessero fatto finta che non ci fossero».

Ovviamente, non sto dicendo questo, e la battuta di Makkox mi può aiutare a spiegarmi. Secondo me commentare, lenzuolare, zorrare Salvini non deve essere l’unica attività di chi si pone in opposizione a lui e al suo disegno di potere. Personalmente ho la timeline che a dispetto del nome è fissa. Tutti a postare Salvini, chi tifa a favore e chi tifa contro. Così non andiamo molto lontano. E non solo perché a Salvini interessa la quantità molto più della qualità, come già è capitato a tutti i leader degli ultimi trent’anni.

Salvini aderisce tipo calco alla realtà e la sua «bestia» è esattamente questo. Quale categoria è più odiosa di altre? Qual è il fastidio più sentito? Qual è la semplificazione che tutti si aspettano? E lui prende questi ingredienti e li serve, senza filtri, senza soluzione di continuità. E senza soluzione, spesso. E da qui forse dovremmo partire, per fare un ragionamento diverso. Tutto questo battage a cosa porta? Quali sono i risultati concreti? Qual è il miglioramento delle condizioni di vita delle persone?

Gli esempi si sprecano: dove ci porta la flat tax? E il Pillon? E fare debito senza pensarci su? E il conflitto da straccioni con l’Europa, che dovremmo invece guidare? Più interessante della Nutella, diciamo, con tutto il rispetto.

Ma non basta nemmeno questo. Perché il punto che oltre a un’opposizione più evoluta, ci vuole un’altra cosa da costruire. All’inizio non farà notizia. Non sarà attuale. Del resto, tutti parlano di Salvini, no? Di che altro vuoi parlare? Se non metti Salvini+improperio in un tweet nemmeno ti “cuorano”. E non è popolare, ovviamente, parlare di cose che non sono popolari.

Questa tautologia va fatta saltare. E ci sono molte cose di cui parlare, su cui Salvini non ha proprio nulla da dire. Zero. E in cui pare non si eserciti quasi nessuno. Per paura di sembrare eccentrici, ci si mortifica.

Tipo ieri Conte. Pensavate forse che sarebbe intervenuto tipo Mitterrand? Martin Luther King? Demostene? Su.

Quindi, parliamo d’altro. E, come ormai sapete, la cosa che li mette sulla difensiva di più, è il clima. Perché parla di futuro, perché ci vogliono idee, perché non si può fare il calco, perché ci si può scherzare su ma è inquietante. Perché è razionale ragionarci su, ma soprattutto perché è una paura più grande di quelle su cui lavorano loro.

Impazziscono. E noi dobbiamo insistere, anche se in Italia non c’è l’onda verde che attraversa l’Europa e bla bla bla… sapete perché in Italia non c’è l’onda verde che attraversa l’Europa e bla bla bla? Perché non ne parla nessuno, in tv, sui giornali, nei talk. Perché qui – e torniamo al punto – non è popolare.

C’è solo un però grande come una casa. E il però è che dobbiamo parlarne non in modo astratto, impreciso, così, tanto per dire. Bisogna essere implacabili. E farlo con persone credibili. E con i giovani, soprattutto (sì, perché questa storia è una rottamazione profondamente riveduta e corretta, anzi rovesciata). E insistere. E spiegare che, quando si parla di clima, non si parla del tempo, si parla dell’uomo. Della sua organizzazione sociale, delle relazioni economiche e esistenziali. E della possibilità che continuino a esserci, anche in futuro.

È appena uscito in libreria un libro intervista a Noam Chomsky (La ragione contro il potere, Ponte alle Grazie). Dice una cosa che avevo letto in Kosellek anni fa:

«Il progresso nelle cose umane è un po’ come l’alpinismo: vedi una cima e cominci a salire, poi scopri che più in là ci sono altri picchi di cui non conoscevi l’esistenza. Perché pensare che questo processo sia concluso, o che si concluderà mai?».

Noi non possiamo passare tutta la giornata a fissare il Resegone o un monte a vostro piacimento. Dobbiamo metterci in cammino. Scopriremmo che valicato quel passo, c’è un sacco di altra strada da fare e soprattutto vedremmo altre cose, che all’inizio non avevamo nemmeno immaginato.

Su, superate quota cento e il rifugio Salvini. C’è dell’altro, fidatevi.

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