Beatrice Brignone e Francesca Druetti, con i preziosi contributi di Giulia Siviero e Claudia Torrisi e la postfazione di Luisa Betti Dakli, hanno dedicato un volume intero, peraltro interamente disponibile online, alle connessioni teorico-politico-organizzative del popolo della famiglia (la loro) che organizza il WCF che prende il via oggi a Verona. Una famiglia parecchio allargata che comprende associazioni reazionarie, partiti fascisti che nemmeno dovrebbero esistere (Forza Nuova), reti internazionali che dispiegano una strategia globale con la finalità precipua di limitare l’autodeterminazione delle donne.

Ieri The Vision rincarava la dose, rispetto al sospetto patrocinio-dei-cavoli-suoi del ministro Fontana, che coinvolge l’inesistente Conte in un fatto di enorme gravità, senza che nessuno abbia granché da ridire.

«Sarà chiaro che non solo il ministro Fontana ha agito in totale autonomia, senza attenersi alle regole che permettono di patrocinare un evento; non solo il dipartimento per l’informazione e l’editoria guidato da Vito Crimi sapeva e ha acconsentito all’utilizzo del logo di Palazzo Chigi nonostante fosse a conoscenza anche della presenza di un biglietto a pagamento per partecipare alla manifestazione; non solo genera dubbi il fatto che Palazzo Chigi non sapesse nulla riguardo l’evento e il patrocinio; ma abbiamo scoperto che l’evento di Verona potrebbe finanziare la ProVita Onlus di Antonio Brandi e Alessandro Fiore, figlio di Roberto, capo di Forza Nuova», scriveva Giuseppe Francaviglia.

Oltre a Fontana si segnalano alcune Regioni, Veneto e Friuli-Venezia Giulia per prime, e l’immancabile Comune di Verona, che di fronte alle incertezze di un’amministrazione senza qualità ha deciso di issare la bandiera della peggiore ideologia, dividendo la propria comunità.

Prima di parlare delle ragioni per cui ci opponiamo, passiamo in rassegna quelle che verranno esposte da quelli che si annunciano più di mille ospiti del WCF veronese.

«Il primo Congresso mondiale delle famiglie si è svolto a Praga nel 1997, ma da allora molte cose sono cambiate», scrive Annalisa Camilli (Internazionale, 27 marzo 2019). «Nato dalla saldatura di gruppi della destra religiosa statunitense – che si opponeva all’aborto, al divorzio e all’omosessualità – e del tradizionalismo ortodosso russo preoccupato della denatalità e della salvaguardia dei valori della famiglia, il Congresso mondiale delle famiglie ha finito per assumere un ruolo sempre più politico e negli ultimi anni è diventato un vero e proprio collante per le destre e le estreme destre di tutto il mondo».

E mentre sfila mezzo governo, Di Maio definisce i promotori del WCF «degli sfigati», in uno slancio autobiografico e disperato, perché è del tutto evidente che il M5s ancora una volta, proprio nei giorni dell’approvazione della legge sulla cosiddetta «legittima difesa», consente a Salvini e alla sua “ancella” Meloni tutto lo spazio necessario per dilagare.

Gli «sfigati» sono soprattutto rappresentati da un blocco orientale (una sorta di nuova cortina a est, questa volta con il filo spinato del cilicio) di esponenti politici di spicco noti per le loro posizioni antiabortiste, omofobe, nazionaliste, teocratiche. Una specie di G20 del tradizionalismo nazionalista, con un certo protagonismo della destra religiosa americana, da una parte, e di Putin, dall’altra.

Non negano, gli «sfigati» di farlo in chiave politica, verso le elezioni europee, e ancora una volta la destra liberale (almeno presunta) è silenziosa. Lascia fare. E così la destra estrema non incontra ostacoli, viene legittimata, patrocinata, invitata a convegni delle massime istituzioni nazionali.

Fortunatamente sabato, mentre Salvini prenderà parola, sfileranno 100.000 persone, la più grande manifestazione mai organizzata in città.

Sarà importante capire se, da lunedì, quando le luci sulla kermesse si spegneranno, il mondo progressista italiano e europeo vorrà reagire, a sua volta. Non è più tempo di «mezze parole», di «disponibilità al confronto», di «dialogo tra culture diverse», come ancora si sente ripetere in incontri promossi da esponenti democratici e da personaggi illiberali (Wu Ming ne ha tenuto, in questi anni, ampia documentazione). Non è più il tempo di minimizzare la pressione fascista sulla nostra politica e nelle nostre comunità (a Verona, sono presenti le sedi di tutte le sigle che la Costituzione vieterebbe e mentre scrivo la vicina Padova si prepara a una parata di Forza Nuova, mentre il Questore vieta la manifestazione degli antifascisti).

Bene ha fatto Beatrice Brignone, citata qui sopra, a ribadire che Possibile non solo aderisce alla manifestazione senza portare con sé alcun tratto distintivo (come invece faranno altri, che puntualmente devono segnare il territorio), per rispettare il lavoro di mesi e la preparazione teorica e politica di chi ha animato questa bellissima protesta. Protesta a cui intende mescolarsi, insieme alle tante donne che vi parteciperanno. Ma è ancora più importante che come lei anche gli altri leader delle formazioni politiche italiane facciano proprio il piano antiviolenza di Nonunadimeno e la sua piattaforma: perché non è la parata ad interessare ma i contenuti di un lavoro condiviso, elaborato, orizzontale. E insistano perché la campagna elettorale delle Europee sappia mettere al centro una politica basata sulla parità nella differenza, sulla riforma del welfare perché sia finalmente sostenibile e condiviso tra i generi, sul rispetto delle donne (a partire dal loro corpo), su una lotta durissima e senza quartiere contro l’omofobia e qualsiasi discriminazione basata sull’orientamento sessuale, per l’affermazione dei matrimoni egualitari, sul riconoscimento di una vera cittadinanza per le persone Trans*.

Si chiama laicità. Che è la cosa più importante per assicurare la convivenza, il benessere e il rispetto di tutte e tutti. Contro l’intolleranza, non è nemmeno questione di tolleranza. Ma di libertà, per ciascuno, di vivere e di essere felice. Vivendo con chi vuole, amando chi ama, rispettando chi ha costumi e stili di vita diversi.

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