Con le promesse che non si possono mantenere e lo si sa già mentre le si formulano e le si annunciano al mondo.

Con gli obiettivi irraggiungibili, con i numeri talmente inverosimili da sembrare truccati.

Con gli avanti e indietro – il peggiore? Sulla Scuola – e le incertezze su ogni cosa.

Con la mancanza di programmazione, in ogni ambito.

Con le regole troppo rigide che nessuno rispetta ma tanto chiudiamo un occhio.

Con le furbizie del vaccino dell’amico dell’amico.

Con le incoerenze strategiche, quasi un manifesto politico.

Con l’irresponsabilità sulle cose importanti: clima e disugugalianze sociali, disuguaglianze sociali e clima.

Con i commenti generici di chi siede in Parlamento o addirittura al governo.

Il Paese è stremato, spaccato sempre di più tra chi può e chi no, tra chi ha le entrature e chi è stato via via espulso dal consesso civile.

È passato un anno di retorica autocelebrativa e compiaciuta. L’Italia e neppure l’Europa si sono dimostrate all’altezza. Ora cerchiamo di uscirne con un mondo più giusto e con una società, soprattutto, che è esattamente quello che manca. La società.

  •  
  •  
  •  
  •  

Commenti

commenti