E così, nella saga della crisi infinita, ecco tutti che si cambiano di posto. Chissà quando finirà la musica (una marcetta) a chi andrà la sedia e chi, invece, la perderà.

Fa piacere che ora ci si inventi il Super (boom!) Ministero alla Transizione ecologica, che vogliono gli uni, e la Progressività, che vogliono gli altri.

Ci si chiede perché, stando al governo, queste idee super geniali non siano venute prima. Anche per rispondere magari alle critiche mosse a volte in modo strumentale, a volte con tutta la sincerità del mondo.

È come se Draghi li avesse svegliati, Di Maio e Zingaretti, dal loro sonno dogmatico. Cose che si sanno da sempre, all’improvviso, emergono dalla nebbia e della palude delle convenienze. E senza Conte, il punto di equilibrio, che da quando non c’è più, sembrano diventati tutti più intelligenti. Di colpo.

Nel frattempo, la Lega si riposiziona e torna dalla Russia senza-troppo-amore per rientrare in Europa. Dal No Euro al Viva l’Euro. Robe da neuro.

A sinistra il dibattito ferve. C’è chi vuole conservare ministeri, chi non li rifiuta a priori, chi aspetta di conoscere il programma. Fino all’altro ieri era «O Conte, o voto». E «mai e poi mai con la Lega», «Berlusconi? Ahah». Ma poi si sa le cose cambiano. L’importante è non cambiare mai.

Transitare, al massimo. Ecologicamente. Senza emissioni. Con qualche omissione.

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