Gli Sdraiati per Civati, una delle forme più sorprendenti di attivismo che si siano mai viste sui social, suggeriscono che ogni tessera di Possibile sia un gradino verso il Colle.

Hanno ragione e torto insieme.

Perché la questione non riguarda Civati, né un’altra figura specifica, leader in miniatura che salveranno il mondo per poi puntualmente fallire. Abbiamo già dato, grazie. E con andamento ciclico torna l’argomento: un volto, una copertina, un’intemerata televisiva o un discorso epocale.

È tutto necessario e non sufficiente, però.

La meravigliosa posizione è un fatto collettivo o non è.

Non si sale da soli, né ce lo si dice da soli. Si sale tutti insieme. E per salire esiste un’unica scala.

È questione di consapevolezza e di circolazione, al massimo di condivisione. Ovvero di cultura. Di cultura politica. Di cultura che è politica. E viceversa.

I gradini sono in salita, mai in discesa. Chi li salta a due a due, la fa facile, rischia di inciampare e di ritrovarsi a capitombolare fino alla fine della scala. Con le ossa rotte. È capitato anche a chi aveva raggiunto la vetta e ha sprecato quel momento, perché pensava che la bandierina fosse solo sua, come se fosse un albero di cuccagna.

L’altezza è grandezza, in quel caso. E va conquistata, certo, ma poi si deve far tesoro dell'”ampiezza di vedute” che si ottiene: na volta raggiunta la cima, si scopre un nuovo punto di vista. La curiosità aumenta, non diminuisce. La ricerca prosegue.

I gradini sono un’ottima metafora, hanno quindi ragione gli Sdraiati. Ma la salita è plurale, altrimenti non è. E possiamo solo immaginare cosa ci sarà in cima. E dopo. Ancora.

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