Il mondo non è salvo, è in pericolo. La parola non è chiara, è piena di ambiguità, di negazioni. Di omissioni, soprattutto. Chi se ne dovrebbe curare, non lo fa: forse pensa che un periodo limitato eppure tutto sommato vivibile – ancora per qualche tempo, finché si può – possa essere sufficiente. Possa rappresentare la soluzione.

Le mezze parole e le mezze verità aiutano ad andare avanti per un po’, ma non per sempre. Era JFK che lo diceva?

Il massimo della stupidità si raggiunge non tanto ingannando gli altri ma se stessi, sapendolo. Si può ingannare tutti una volta, qualcuno qualche volta, mai tutti per sempre.

Il tempo dei trucchi, del parlar d’altro, del divagare è finito. Da tempo.

È per questo che con Marco Tiberi, maestro e coautore del romanzo, abbiamo pensato che Fine, il nostro romanzo che è diventato un monologo teatrale, deve tornare in scena. E lo farà appena possibile. Quando si potranno celebrare incontri pubblici – senza il necessario ricorso alla religione (!) – e quando torneranno a circolare attrici e attori, e musicisti, e registi.

E deve tornare in scena interpretato da tutte e tutti quelli che ci credono, che vogliono finirla con questo clima (scusate il gioco di parole) di equivoci, di fraintendimenti voluti, di continui rinvii, di responsabilità sempre allontanate da sé. Una situazione nella quale manca anche quella professionalità minima con cui affrontare un problema così grande. Gigantesco.

Non è un caso che in questi giorni People lo regali, insieme agli altri libri scelti dai nostri 25 lettori. Non è nemmeno un caso che se ne voglia parlare ora, mentre non si parla di niente, e meno che meno del clima e del pericolo che corriamo. Che stiamo facendo correre a noi stessi e – colpa ancor più grave – ai nostri figli, a cui dedichiamo mille attenzioni ma al contempo la disattenzione più grave. La disattenzione abissale.

Per me il 2021 sarà un anno militante. Sul clima e sulle sue conseguenze sulle persone. Quelle più deboli e incerte. E sarà da vivere in prima persona. Senza paraventi. Anche quelli sono già stati spazzati via.

P.S.: con Fine proveremo a portare in scena Johannes Bückler e chi come Massimiliano Loizzi non ha mai smesso di combattere, in questo anno. Perché la crisi climatica si riflette in una crisi culturale e quindi anche economica. Quando lo capiremo, sarà troppo tardi.

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