Il post di ieri sul mio ritorno – manco fosse il sequel di Interstellar – ha ricevuto molte reazioni, per cui ringrazio tutte e tutti.

C’è però un punto che vorrei fosse chiaro: odio l’espressione “la sinistra riparta da…”. Anche se applicata a me e alle persone che stimo. Soprattutto se applicata a me e a loro.

La sinistra riparte da quando sono nato ed è piantata come un cancello, là, in mezzo al campo, come una volta Arrigo Sacchi ebbe a dire a Van Basten (che poi di goal ne fece due e se seguite la metafora capirete che cosa intendo dire).

Quindi la sinistra non riparte e di sicuro non riparte da questo o da quello.

La sinistra deve fare le tre cose di sinistra che ho scritto – questa è la mia opinione.

Siete disposte e disposti a dedicare del tempo a queste battaglie? A questi risultati? A questi cambiamenti?

Non suono il piffero, suono male il clarinetto e forse dovrei decidermi a prendere qualche lezione.

Non dovete seguire le sirene, dovete farlo voi. Insieme agli altri. Concentrarvi sugli obiettivi e picchiare come fabbri. Ogni giorno. Per andare al governo o chissà dove?

No, per salvare il patto sociale e per salvare il mondo.

Lo si può fare in molti modi e dopo le feste ne diremo alcuni. Ma qui non c’è nessuno spieghino da offrire alle persone – il titolo è autoironico, ovviamente – c’è che le persone si mobilitino. Perché il tempo è fuori di sesto. Ed è finito già.

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