È il momento di essere conseguenti, per le prossime, impegnative “fasi”.

Abbiamo capito che scienza e competenza servono, che a non ascoltarle ci si fa molto male.

Abbiamo capito che cosa significano «emergenza» e «sicurezza», dopo anni di travisamenti e di speculazioni elettorali.

Abbiamo capito che investire in ricerca significa programmare il futuro e prevedere e ridurre l’impatto con i cataclismi.

Abbiamo capito che la nostra interazione con la natura è basata su un equilibrio fortemente compromesso. Da noi, non dalla natura.

Abbiamo capito che il coronavirus può essere affrontato, con queste premesse: lo stesso dobbiamo fare con i cambiamenti climatici, prima che sia troppo tardi. E questi mesi sono stati un tutorial, una messa alla prova, un test.

A questo proposito abbiamo capito altre cose.

Abbiamo capito che si può lavorare da casa, almeno in parte, riducendo gli spostamenti. Non dimentichiamolo subito.

Abbiamo capito che è sano ridurre la congestione delle nostre città, anche senza virus.

Abbiamo capito che è il momento di intervenire sulle scuole e la prima cosa da fare sarebbe rinnovare gli spazi all’insegna dell’efficienza energetica e delle nuove tecnologie di cui dotarle.

Abbiamo capito che la tecnologia – che purtroppo abbiamo usato ancora troppo poco, soprattutto per il “tracciamento” – può essere utilizzata a fini sociali.

Abbiamo capito che servono tante risorse per cambiare e che sarebbe utile che provenissero non solo dal debito ma da una riforma fiscale europea per fare in modo che le risorse non si concentrino nei paradisi fiscali e in chi li frequenta ma tornino agli investimenti strategici. Non solo Fca, abbiamo capito.

Abbiamo capito che il pesce grosso non deve mangiare quello piccolo, deve accudirlo, almeno per un po’. Che chi ha grandi disponibilità economiche deve mettersi in gioco e, anche, sopportare un’aliquota più alta.

Abbiamo capito che uno shock può tramortirci e ci invita a cambiare, in meglio.

Abbiamo capito che un modello economico troppo avido lascia fuori dalla porta troppe persone e che le emergenze si affrontano solo se contestualmente si affrontano le disuguaglianze.

Per gli struzzi è finita, insomma. A meno che non si mettano a correre, verso obiettivi precisi.

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