I cazzo di tamponi. Tutti a parlare dell’app, della privacy, della questione democratica. Ma senza tamponi dove vogliamo andare? Qui non è un problema di privacy, è un problema di policy.

Il Post dice che quei contagiati non esistono. E quindi non esiste alcuna possibilità di riaprire in sicurezza proprio un bel niente. Le statistiche dicono che la Lombardia, con tutta probabilità, non arriverà mai a “contagi zero” per tutta l’estate e passerà direttamente all’autunno, quando la situazione diventerà “naturalmente” più critica. Senza tamponi non è un’eventualità: è una certezza.

I dati sono molto diversi da territorio e territorio (ne parlavamo ieri): l’idea di avere un unico approccio a livello nazionale valido per tutti – da questo punto di vista – non pare affatto razionale. A meno che non ci spieghino perché.

E poi, piccolo particolare, manca tutto il resto. E nonostante l’insegnamento principale della quarantena – la lunga durata – mancano i pensieri lunghi. A destra e a manca, per definizione, noterebbe Stefano Bartezzaghi.

C’è tutta la sinistra al governo, sulla carta. Quali sono le loro proposte?

Perché le ragioni della sinistra non sono in quarantena da qualche giorno ma da quarant’anni. E il distanziamento socialista, chiamiamolo così, tra i valori e le politiche è il principale dei problemi.

Abbiamo passato anni inutili ad ascoltare le sigle, ora – se non ora, quando? – dovrebbe iniziare il programma.

Ad esempio da ciò che scrive Martina Testa. Tutti a chiedere risorse per il loro settore, senza dire mai da dove verrebbero queste risorse. Tutti a ragionare in termini corporativi. Tutti a piangere un po’ più forte degli altri.

Tutti a concedere moltissimo alla retorica unitaria, ma è del tutto evidente che il nuovo mondo deve funzionare con l’antico schema da «ciascuno secondo le proprie possibilità…», altrimenti è una retorica vuota, da davanzale.

Noi ci abbiamo provato, con il documento che potete trovare qui.

Da ultimo, tutti dicono: «la scuola prima di tutto» e, in verità, nessuno ne parla.

Il fatto economico è centrale per tutti, soprattutto per chi ha una piccola attività e teme di non arrivare alla fine del mese (e del Mes). Un paese consapevole dovrebbe però partire dalla questione Scuola, finora abbondantemente trascurata. E dalla vita dei nostri bambini e dei nostri ragazzi. Che è anche la nostra.

Altrimenti il nostro futuro avrà un titolo: poveri ma scemi.

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