Le responsabilità della classe dirigente, quella degli schei, sono gigantesche e ne parleremo quando sarà passata l’emergenza – sempre che passi, perché la geniale idea di ritardare il più possibile la chiusura, anche in zone colpite tra le prime, e poi di NON chiudere davvero allungherà i tempi della ripartenza. Quando si dice la responsabilità e anche la capacità di far di conto.

Come se non bastasse, in molti tengono aperto a tutti i costi senza rispettare le norme e la civiltà minima: l’umanità, proprio. Poi, certo, tutti a cantare l’inno nazionale, perché siamo uniti e non è il momento di fare polemica. Aspettiamo di tornare a fare le polemiche inutili a cui siamo abituati, ogni giorno, mi raccomando.

E così mi scrivono molte persone per denunciare la vergognosa situazione in cui si trovano sul posto di lavoro, senza protezioni né garanzie.

Possibile ha documentato le difficoltà di chi è costretto a stare a casa, ma una casa non ce l’ha.

Di chi non ha continuità retributiva, e ha perso settimane di stipendio.

Di chi è costretto a lavorare ma ha i figli a casa e non ha aiuti né supporti.

Di chi è costretto a lavorare come se nulla fosse, nelle stesse condizioni di sempre.

Di chi potrebbe lavorare da casa ma invece è stato messo forzatamente in ferie da dirigenti molto smart, ma solo con se stessi.

E di chi, in generale, soffre per le disuguaglianze che non fanno altro che crescere, al tempo del coronavirus.

Persone che hanno paura di denunciarle, queste cose, perché hanno paura di perderlo, il posto di lavoro.

Sarebbe ora di debellare il virus dello sfruttamento e della totale mancanza di rispetto per i lavoratori e, in generale, per la comunità in cui viviamo.

E leggiamo ciò che scrive Valeria Parrella su Twitter, a proposito del sentirsi tutti uguali, che è una balla sesquipedale.

I ragazzini poveri non hanno il pc, i genitori non possono ricaricare i giga, né uscire a far fotocopie. Nelle case popolari a sei in due stanze senza un balcone ci si abbrutisce. I detenuti come bestie. I disabili senza terapie. I senzatetto senza carità. La livella un cazzo.

Ecco, pensiamoci. Perché anche questa è salute pubblica. Che dovrebbe essere per tutte e tutti, senza eccezioni.

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