Non mi è incognito, come molti hanno avuto e hanno opinione, che le cose del mondo siano in modo governate dalla fortuna, e da Dio, che gli uomini con la prudenza loro non possino correggerle, anzi non vi abbino rimedio alcuno; e per questo potrebbono giudicare che non fusse da insudare molto nelle cose, ma lasciarsi governare dalla sorte. Questa opinione è suta più creduta ne’ nostri tempi per la variazione delle cose grandi che si sono viste, e veggonsi ogni dì fuori di ogni umana coniettura. A che pensando io qualche volta, sono in qualche parte inchinato nella opinione loro. Nondimanco, perchè il nostro libero arbitrio non sia spento, giudico potere esser vero, che la fortuna sia arbitra della metà delle azioni nostre, ma che ancora ella ne lasci governare l’altra metà, o poco meno, a noi. Ed assomiglio quella ad fiume rovinoso, che quando ei si adira, allaga i piani, rovina gli arbori e gli edifici, lieva da questa parte terreno, ponendolo a quell’altra; ciascuno gli fugge davanti, ognuno cede al suo furore, senza potervi ostare; e benchè sia così fatto, non resta però che gli uomini, quando sono tempi quieti, non vi possino fare provvedimenti e con ripari, e con argini, immodochè crescendo poi, o egli andrebbe per un canale, o l’impeto suo non sarebbe sì licenzioso, nè sì dannoso.

Machiavelli, Principe, XXV.

E così è come se fossimo su quel pianeta di Interstellar, in cui le giornate sono lunghissime rispetto a come siamo abituati. Chissà se invecchieremo più velocemente, o se ringiovaniremo. Chissà se lo stress accelererà o se riusciremo a concederci un momento di riposo e di oblio, per citare uno il titolo di uno dei libri più belli usciti di recente, che a modo suo preconizzava questa situazione.

Ed è come se questa situazione esasperasse con una precisione chirurgica alcuni elementi della vita sociale e economica del nostro paese.

Siamo chiusi in casa, a patto di avercela, una casa (confrontare ciò che scrive Veronica Gianfaldoni).

Siamo chiusi in casa, alcuni retribuiti, altri no, perché a poco a poco ci siamo detti che si poteva anche lavorare a cottimo, senza continuità, a chiamata, senza un fisso, nel senso del posto e soprattutto dello stipendio. E ciò accade anche a persone che fanno lo stesso identico lavoro, con le stesse mansioni, nella stessa azienda. Non solo privata.

Siamo chiusi in casa, e tutto intorno chiude progressivamente, tra decreti e decretini, fino a che non chiuderà anche Confindustria, diciamo così, che insiste per tenere aperto e ha convinto anche il governo, perché di serrata NON si tratta.

Siamo chiusi in casa, sapendo che la nostra sanità pubblica, ridimensionata, è sotto pressione come non è mai stata, per ragioni politiche ben precise e responsabilità di molti che ora le regioni più colpite le governano.

E, allora, Machiavelli, come piccolo manuale di morale provvisoria. Per prima cosa, non bisogna farsi prendere dal panico, insudare, perché non ci possiamo fare niente. A volte la fortuna è così. Capita che siamo travolti da un fiume impetuoso che ci coglie di sorpresa. La metafora climatica non ci deve sorprendere.

E allora conviene approntare gli argini, organizzare il futuro, prepararsi per quando si tornerà a vivere e a lavorare, in quest’ordine. E in ordine mettere le cose e portarsi avanti, che pare l’unica chiave di lettura possibile per come vediamo le cose.

Però, c’è un però, grande come una casa, quella in cui siamo, appunto. Che maturi la consapevolezza di questi giorni, di questo tempo. Che le cose possono andare male, tutto d’un tratto. E che siamo legati a un destino comune, a una dimensione inevitabilmente ‘pubblica’. Che il tempo, infine, conta, soprattutto perché a furia di non averlo mai, non ne abbiamo più.

In Fine, con Marco Tiberi, ne avevamo scritto. C’è un’idea competitiva anche nella salvezza che è destinata a fallire miseramente. E invece c’è una comune responsabilità che può consentirci di cavarcela. E deve essere estesa a tutti perché tutti se la cavino.

Speriamo che funzioni con il virus, poi dovrà funzionare con altre cose. Il patto sociale, prima di tutto, e il clima, che sono legati tra loro. Perché in quel caso non stiamo debellando un virus, stiamo debellando l’umanità, dopo averla parecchio debilitata. Un’umanità senza immunità.

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