Chissà perché Manzoni parlò proprio di venticinque lettori. Il numero dico. Chissà se qualcuno glielo ha mai chiesto. «Alessandro, perché proprio 25?».
In ogni caso, l’espressione risuona forte, in un paese in cui leggono in pochi, in cui è così difficile e concentrato (quasi come un ex ministro) il mercato editoriale. In cui tutto va così di fretta, che ci dimentichiamo ogni volta qualcosa. Quasi tutto, per la verità.
PeopleFest ha radunato i 25 lettori di People, una comunità di persone che legge insieme, a volte scrive, in generale condivide ciò che facciamo. Ed è stato bello, così, come quelle belle serate che non vorresti finissero mai.
Abbiamo parlato dei nostri libri, de #ilibrideglialtri, in un confronto reciproco che apre a nuovi scenari, a nuovi orizzonti di comprensione.
«Il suo sguardo è una veranda», come dice Paolo Conte, è il verso che mi è tornato alla mente più spesso, nella due giorni sul lago. Una veranda sul mondo, sulle storie altrui, sulla nostra immaginazione. Alla fine dell’estate.
E sarà un autunno di muri e di confini da saltare, come voleva Alex Langer, con Stefano Catone e Piero Graglia. Di buoni sentimenti e cattive intenzioni, con Iacopo Melio. Di storie incredibili e durissime e bellissime, con Espérance Ripanti. E poi ci sarà sempre un libro su Sempresialodato, che scopriremo tra qualche settimana. E un gatto ad Aleppo. E molto altro ancora.
E il prossimo festival si chiamerà proprio così, 25: i lettori saranno protagonisti, saranno loro a interagire con gli autori, e viceversa. E mi piacerebbe che così fossero organizzate anche le presentazioni, nel frattempo. Con un concorso diretto di chi legge, perché a noi piace così.
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