Perché i libri degli altri? Perché una casa editrice non si limita a promuovere i propri? Non è già abbastanza difficile?

Un libro al giorno, per tutta l’estate, contribuisce a levare ignoranza e volgarità di torno. Per iniziare. E poi, sì, vi devo una spiegazione.

Ne avevo scritto qui, ne ho parlato nel viaggio in senso antiorario, lo faremo ancora ad Arona, sul Lago Maggiore, alla fine dell’estate, perché il festival di People si chiamerà proprio così, «I libri degli altri», all’insegna del motto «People read People». 21-22 settembre, vi aspettiamo.

Ma perché tutta questa enfasi, Civati?

Perché, cosa rara nel mondo guasto in cui viviamo, i libri non sono in competizione tra loro, sono in collaborazione, piuttosto.

Perché hanno tra loro amicizie stellari e intrecciano relazioni e legami anche insospettabili.

Nella notte, per parafrasare una celebre pagina di Borges, si cercano sulle mensole, tra le scansie, sui comodini.

Il fatto che la mattina li ritroviamo dove li abbiamo lasciati è solo un’illusione.

Vivono di relazioni, si cibano di parole altrui. E non è una questione solo bibliografica, è una questione esistenziale.

Perché ci aiutano a stare insieme anche tra noi, i libri. Parlare di libri degli altri significa anche questo, perché il punto in questa storia sono gli «altri», appunto.

Perché le storie che ci raccontano, ci parlano di noi, anche se si tratta di una Strega dell’Ovest, di un calciatore brasiliano e delle sue finte ubriacanti, di un viaggio in barca a vela nel Mediterraneo, un secolo fa, o di quello che accade alle frontiere o alla fine del mondo (che fino a ieri era solo un concetto geografico, ora riguarda il tempo e la storia).

Perché un paese che non legge libri è un paese che non ripassa il passato e che non legge il futuro, che non lo capisce, che il futuro lo subisce.

Perché i libri che scriviamo arrivano dopo innumerevoli altri, e ci vuole umiltà e generosità e riconoscenza.

Perché se si vendono più libri che fanno gli altri, se permettete il punto di vista dell’editore, si vendono anche più libri che fai tu. E se lo capisci sei bravo. Non è un mercato chiuso, è un mercato che va tenuto in allenamento.

E infine perché i libri ci aiutano a comprendere gli altri e forse a volte anche noi stessi. E il mondo che ci sta intorno. E anche quella società che senza libri finirebbe molto male e molto prima.

#ilibrideglialtri

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