Lo ammetto, sono stato a Polignano a bere un “caffè speciale”, che ti ricarica molto più delle colonnine. Ero con Vincenzo, amicosempre (va scritto così).

E ho fatto anche un bagno, ma non ditelo a nessuno, allo Scoglio dell’Eremita. Alla bellezza non si può rinunciare.

E ho tirato tardi, sul lungomare a Bari. Sempre con Vincenzo, riflettendo sul concetto fondamentale del “Ti à  ‘mbarà e ti à perd’”, ovvero “Ti insegnerò e quindi ti perderò”.

Un altro Vincenzo, ausiliario della sosta, mi aveva spiegato come ricaricare, la prima volta (c’è sempre una prima volta) a Salerno. Per la sosta poi avrei avuto a che fare con un altro Vincenzo, all’uscita. Cordialissimi.

Chi mi ha fatto le carte mi ha chiamato Vincenzo.

Vi ho già parlato del silenzio? Tipo che quando vai a visitare il parco eolico – Eolo finora l’avevamo trascurato, colpevolmente (eppure è al centro del romanzo di Wu Ming 1, di cui parlo da mesi) – senti solo il rumore delle ruote sui sassi. E il sibilo che fanno le pale, quando il vento tira forte.

Sarà che strillare berciare fare rumore e fumo è una caratteristica dell’epoca dei fossili.

Un’epoca che dovrebbe essere già passata, che dobbiamo trasformare in ricordo il prima possibile. Renderla obsoleta, perché lo è già.

Il silenzio è anche l’unica condizione per l’ascolto: è andiamo a Senigallia per ascoltare i giovanissimi del venerdì, gli esperti, i competenti.

Intanto sto leggendo Pirsig, sulla scalinata del centro commerciale La Fontana di Termoli. La gente pensa che sia folle. Lo è.

Ci saranno millemila gradi sul pulmino: cari compagni dell’Enel, le poche stazioni mettetele all’ombra. Non è difficile.

I dati italiani della mobilità elettrica sono sconfortanti. Chissà perché ma me lo aspettavo.

E ancora strade, e incontri, e storie, e persone. Non esistono piccole storie, ognuna ha qualcosa di universale che porta con sé.

Dalla colonnina di ricarica di Lanciano prima di partire verso #Senigallia e la decima edizione del #Politicamp è tutto. E voi, siete carichi?

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